Arte e Misericordia - suor Maria Gloria Riva - diocesi di San Marino-Montefeltro
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Mi trovo nella diocesi di Montefeltro-San Marino, il monastero è uno dei primi dopo la riforma cappuccina, infatti sono andata a visitare il vostro bellissimo monastero, il convento dei Cappuccini. Abbiamo poi come carisma principale quello di avvicinare le persone alla fede, in particolare al mistero della Eucaristia mediante l’arte, e non solo quella figurativa che faccio vedere oggi, ma anche l’arte della musica, della letteratura, del canto … quel grande patrimonio giudaico-cristiano dell’Europa, che stiamo perdendo a grandi passi. Da tre anni e mezzo – per questo – tengo su Avvenire una rubrica “Dentro la bellezza”, dove faccio vedere delle cose che magari sfuggono ai più, magari anche agli storici dell’arte, che hanno una formazione molto diversa dalla mia. La
“Regola di sant'Agostino” è costituita da 8 capitoli: • Scopo e fondamento della vita comune • La preghiera • Frugalità e mortificazione • Custodia della castità e correzione fraterna • Oggetti d'uso quotidiano e loro custodi • Il condono delle offese • Spirito dell'autorità e dell’obbedienza • Osservanza della Regola La Regola agostiniana è molto breve, essenziale e concreta; scende ai particolari solo quando è necessario, mentre su tanti aspetti, dopo aver dato le indicazioni basilari, lascia spazio alla libertà, all'intuizione e alla maturazione della Comunità. Agostino, nel tracciare le norme per i suoi monasteri, prende spunto da motivazioni bibliche ed ecclesiali, prosegue poi esponendo tutta la sua ricchezza spirituale e la profonda conoscenza delle persone e delle varie realtà della vita umana. Ne è venuto fuori così un capolavoro di dottrina teologica, di sensibilità psicologica e di equilibrata esperienza umana dove il buon senso, la comprensione, il primato dell'amore, della verità e della giustizia, assieme al rispetto per l'autorità e all'attenzione per le persone singole, trovano una meravigliosa ed armonica combinazione.
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Misericordia nella tradizione ebraica
Quando si parla di misericordia, si pensa alle opere di misericordia – la questione degli immigrati, quella dei profughi, la fame nel mondo – una misericordia fattiva. Vorrei però riportarvi a quanto intende la chiesa. Il termine biblico è “rahaim”. Gli Ebrei scompongono questa parola in due termini “rehem” e “mayin”. “rehem” vuol dire utero e “mayim” è il plurale di acqua, cioè acque. E' il luogo della sorgente della vita umana: la placenta irrorata di acque. "rahamim” è il plurale di “rehem”. In una lingua povera come quella ebraica non c’è il superlativo assoluto, gli ebrei per fare il superlativo assoluto di una parola usano il plurale. |
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“rahamim” vuol dunque dire “l’utero per eccellenza”, che è Dio stesso. Dio ama le sue creature con l’amore “viscerale” con cui la madre ama il figlio. Non è la logica della bilancia con cui pesare meriti e mancanza, è la logica di volere la vita per la creatura. In essa le regole non valgono più, ognuno è un caso particolare. Volendo, si può dire che questo è un Suo aspetto al femminile. Misericordia è sempre unita a Grazia, in ebraico “hesed”. Maria – la piena di Grazia - accoglie Dio nel mondo. La “hesed” è la modalità dell’uomo che risponde alla Misericordia. La Grazia ci fa introdurre dentro la vita divina. Maria è la "porta" [le porte del Giubileo]. La porta fa entrare nella "casa". |
Madonna di Loreto - Caravaggio - Roma 1603-05
“La Madonna di Loreto” del Caravaggio si trova a Roma in Sant’Agostino. “Vedete la data 1603-05; immaginatevi un ragazzo lombardo - per quanto spavaldo, geniale, di un paesino come Caravaggio sperduto su per i monti della bergamasca - che arriva a Roma, nella Roma trionfalistica dei grandi Michelangelo, Raffaello, e si trova a vivere il Giubileo, perché arriva a Roma alle soglie del Giubileo del 1600. Intanto, a causa di esso, lo premono per finire la storia del “ciclo di san Matteo”, che vogliono mostrare ai pellegrini [ già due volte gli avevano bruciato "L’angelo e san Matteo" ] |
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Immaginate quale impressione deve aver ricavato Caravaggio da quel Giubileo, dove tutta l’umanità conosciuta allora si avventurava a Roma per acquistare il Giubileo [ la sfida del pellegrinaggio era tale che prima di partire si faceva testamento ]. Allora non è così incredibile, se ci caliamo in quel ragazzo che si trova a Roma da quattro o cinque anni e deve realizzare una Madonna di Loreto. Se cercate in rete trovate Maria che sta sopra o di fianco alla casa. Ma da dove prende Caravaggio questa idea della Madonna che sta alla porta? Noi non vediamo nient’altro della casa di Nazareth che lo stipite di una porta. |
Madonna di Loreto - dello Schiaffino
un breve inciso di storia locale, poi dopo ancora Caravaggio .... “La Madonna di Loreto” dello Schiaffino si trova a Sestri Levante in Santa Maria di Nazareth.
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Madonna di Loreto - Caravaggio - Roma 1603-05
Roma era in preda alla febbre delle nuove scoperte archeologiche – pensate a Laocoonte che affascina Michelangelo – ebbene, Caravaggio vede questa statua greca la “xxx”, che diventa il suo modello per la Madonna. Guardate che miracolo di connubio è questa statua greca, una cariatide per la sua postura, una postura eretta, è la “domina”, la signora della casa, sostie- La “domina”, una cariatide, una che sostiene la casa. Ma nello stesso tempo dentro questa fortezza, |
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una grande morbidezza … guardate il panneggio come cade, come scivola dalla spalla e rivela il seno, come l’avambraccio è appoggiato al grembo, e come questa posa – tutto sommato – esprime l’idea di una donna in meditazione, di una donna come fotografata in un momento di intimità, sola con se stessa, dentro il suo pensiero. Qualcosa di simile viene mediato dentro la figura della Maria caravaggesca, questa verticalità, questa postura, che fa da pendant con lo stipite della casa, lei è la colonna, lei è la sapienza, la sapienza del Padre siede nel grembo della sapienza che è la Madre, madre della sapienza. |
Madonna di Loreto - Caravaggio - Roma 1603-05
Questa verticalità, questa postura ... anche qui siamo in presenza di una donna, di una signora, è vestita anche molto signorilmente, nonostante la modestia della casa in cui abita. Però, dentro questa postura da signora, da “domina”, abbiamo l’inclinazione del volto che si china a guadare i pellegrini che hanno bussato alla porta. Abbiamo questa gamba che con noncuranza, con grande mollezza si appoggia al gradino della soglia di casa. Ma la luce di questo quadro è tutta in questo figlio, tutta la luce del quadro viene da questo bambino, è lui che lancia un riverbero su tutto, ed è colui che questa donna ostende. Ma guardiamo anche qui che contrasto di gesti. Da un lato la madre offre il bimbo ai pellegrini che bussano alla porta, però dall’altro con questo braccio, tra l’altro imporporato, lo protegge, quasi consapevole |
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della fine che farà questo bimbo in mano agli uomini. E il bambino fa lo stesso, perché per un verso è benedicente, i piedini si dirigono verso i due pellegrini, ma nello stesso tempo con l’altra mano si aggrappa fortemente al seno della madre. Un’umanità straordinaria di dono e di sofferenza. Ma non ci porta questo a “rahamim”? Tulle le donne sanno come le viscere materne sono improntate al dono. Portano nel grembo per nove mesi figli che poi non saranno grati alle madri, che forse poi non andranno d’accordo con loro. Dentro questa logica di dono, di amore, del miracolo della maternità, quindi della bellezza, quanta sofferenza! “Rahamim” un amore che ci porta alla radicalità che non fa conto di sé. Questa è una madre che non fa conto di sé. |
Madonna di Loreto - Caravaggio - Roma 1603-05
E tiene il bambino con le due mani. I Re Magi quando portano i doni al bambino hanno le mani coperte, quasi in tutte le natività la Madonna non tocca direttamente la carne del bambino, ma la tocca attraverso un panno, nell’antica liturgia c’erano i manìpoli perché le offerte che portavamo all’altare erano per colui che è così puro che le nostre mani non potevano nemmeno sporcare il nostro dono. La Madonna è consapevole che sta offrendo un dono preziosissimo agli uomini, e l’onore è tributato agli uomini, non a Dio, e alla carne di questo bambino, che è carne di Maria, quindi è la nostra carne. Qui la madre tocca il bambino direttamente senza l’ausilio del panno, perché come diceva già Tertulliano “caro Cristi, caro Mariæ” – la carne di Cristo è la carne di Maria. A destra processione del Corpus Domini, il Santissimo è tenuto con i manìpoli. |
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Madonna di Loreto - Caravaggio - Roma 1603-05
Ma chi sono questi pellegrini che bussano alla porta? Sono due nobili: il marchese Ermete Cavalletti e sua madre. Sono due nobili … e questi piedi – immaginate di entrare in Sant’Agostino – questi piedi ce li avete praticamente davanti agli occhi, perché la pala è piuttosto alta e la prima cosa che vedete sono questi piedi sporchi, di un marchese. Potete dunque immaginare quale scalpore faranno questi piedi … il Baglioni - grande amico-nemico di Caravaggio e suo biografo – ne ha fatto uno “scoop” di quel tempo, non si parlava altro che di questi piedi sporchi. Perché due marchesi, con il rocchino [ mantellina oggi in uso ancora nelle confraternite ], con i bastoni, in vesti di pellegrini, si fanno ritrarre in panni così laceri? |
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Un certo pauperismo nasce in ambito cristiano. Questi due appartenevano a un movimento detto “pauperismo borromaico” – bon romeo – gente che andava a Roma. Il termine “borromeo” nasce nel contesto dei grandi pellegrinaggi a Roma. Gente che aveva una grande fede, e che faceva il pellegrinaggio a Roma non solo negli anni giubilari, anche in altri ambiti … i “palmieri” – quelli che riuscivano ad arrivare a Roma – "acquistavano" la palma del martirio. Questi borromei – spesso nobili - avevano riconosciuto che la loro nobiltà derivava da Cristo, e dunque amavano farsi vedere di fronte a Dio con i panni laceri dei poveri e non disdegnano di consumare – come dice la scrittura – il gradino della porta di una donna santa, della sapienza, della sapienza, del Padre che siede in grembo alla Madre … |
Madonna di Loreto - Caravaggio - Roma 1603-05
E portano il bastone, non sono imbecilli – imbecille etimologicamente viene da “sine baculo”, senza bastone – hanno un bastone, hanno una guida … alcuni segnali, come il bastone, il cordone, la conchiglia, il rocchino, erano indicativi di chi eri tu e di chi stavi seguendo, e perché facevi un certo percorso. Questi bussano alla porta della Madre … Corre una diagonale straordinaria tra questo Ermete Cavalletti e il volto di Cristo. Vedete, c’è una diagonale che passa, e arriva ai piedi di quest’uomo, che sono i piedi che si sono sporcati lungo la via … |
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Cosa fa Gesù nell’ultima cena, l’ultimo gesto, il gesto della grande misericordia? Lava i piedi ai discepoli e dice “chi ha fatto il bagno non deve lavarsi se non i piedi”. E allora c’è come una corrente che passa tra questi piedi sporchi – volutamente sporchi, fatti da Caravaggio – e il volto benedicente di Cristo, e questa diagonale passa attraverso i piedi di Gesù. |
Madonna di Loreto - Caravaggio - Roma 1603-05
Andate a vedere le icone della Madonna del perpetuo soccorso, o le icone in generale … quante volte noi non ci facciamo caso, ma i piedi di Gesù sono in questa postura, sono i piedi di uno che ha accettato già di salire sulla croce. Per questo nelle icone il volto del bambino è già un volto di ragazzo cresciuto, è un bambino che ha già oltrepassato la soglia della innocenza infantile. |
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