CHIESA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA

Dal libro “Da Segesta Tigulliorum a Sestri Levante – storia arte fede” di Francesco Baratta e Andrea Lavaggi, foto Giampiero Barbieri ( Pighin ) – Edizioni INTERNOS, Chiavari

 

 

VICENDE STORICHE

La chiesa affonda le sue origini nell'antichità e per tentare di tracciarne una storia bisogna affidarsi alla tradizione locale e alla storiografia ottocentesca.

Le fonti raccontano come nel X secolo, nella Corte di San Cipriano, sorgesse una cappella intitolata ai Santi Giovanni e Antonio, contestualmente all'avviamento di un'azienda agricola gestita dai Padri Benedettini pavesi: questa azienda agricola era situata nei pressi dell'attuale chiesa di Sant'Antonio. Dopo l'arrivo dei Conventuali Scalzi presero infine possesso della Corte di San Cipriano i Frati Minori Conventuali di Genova, giunti a Sestri nel 1647, che già avevano in cura l'Ospedale di San Giovanni Battista (rimasto in attività fino al 1721).

 

I Frati Minori Conventuali fabbricarono, con l'aiuto delle offerte del popolo e della comunità di Sestri, una nuova chiesa dei Santi Giovanni ed Antonio, non precisamente al luogo "dell'antica chiesuola sul canale Ravino, venduta nel 1585, ma poco più su a tramontana", attuale piazza Sant'Antonio.

 

Attiguo alla chiesa edificarono anche il convento, poi trasformato in abitazione dei marchesi Sertorio agli inizi dell'Ottocento. Il complesso era circondato, in origine, da una vastissima area utilizzata a orto e giardino, che venne ridimensionata in tempi successivi per diverse necessità (da ultimo per la realizzazione della ferrovia, che in origine passava davanti alla chiesa). Anche i Frati Minori furono vittime delle soppressioni napoleoniche alla fine del XVIII secolo e degli espropri del governo Italiano nel 1866: l'edificio venne utilizzato come magazzino di granaglie durante la prima guerra mondiale e, ri-consacrato successivamente al culto, elevato al rango di chiesa parrocchiale nel settembre 1948.

 

L'ARCHITETTURA E L'ARTE

La chiesa attuale di Sant'Antonio è stata edificata — sul luogo e al posto della precedente — e consacrata nel 1967. L'edificio originario infatti non fu ritenuto più idoneo per sostenere la funzione di parrocchia.

Nell'ottobre del 2000 è stato inaugurato il nuovo presbiterio della chiesa. L'architetto Carlo Ceschi, autore del progetto dell'edificio, approvato nel 1963, aveva infatti dovuto, a suo tempo, interrompere la realizzazione del presbiterio perché la Costituzione Sacrosanctum Concilium del 4 dicembre del 1963 aveva cambiato radicalmente il modo di concepire la liturgia e quindi anche la disposizione degli "elementi" della zona presbiteriale. L'architetto aveva ripiegato su una soluzione provvisoria, ripromettendosi un sollecito studio e completamento che purtroppo, a causa della sua morte improvvisa, non era stato possibile effettuare. Da allora si sono succeduti numerosi studi e progetti per il completamento, fino all'approvazione definitiva del progetto dell'architetto Gian Paolo Testa, avvenuta nel gennaio del 2000.

Al centro del presbiterio è stata collocata la grande opera scultorea di Leonardo Lustig Il roveto ardenteil roveto ardente che Mosè vide nel deserto, simbolo della presenza di Dio (Es. 3,2) — con funzione di quinta alla Sede del celebrante e di Custodia Eucaristica. La scultura è stata realizzata in calcestruzzo trattato a "coccio pesto" simulante la pietra di Finale; il suo colore rosato riprende quello caratteristico dell'intero spazio ecclesiale.

Scrive Franco Ragazzi a proposito dell'opera: "Leonardo Lustig è un artista solidamente figurativo, ma sa giungere ad esiti di assoluta e straordinaria visionarietà quando è chiamato a cimentarsi con soggetti che lo obbligano a varcare la soglia del naturalismo e dell'oggettività. Nella grande scultura Il roveto ardente [...] l'artista raggiunge una forza d'immaginazione straordinaria. Un artista figurativo avrebbe descritto le Sacre Scritture non esitando a raffigurare, oltre alle fiamme che non consumano il roveto, anche l'Angelo del Signore, Mosè e il gregge di letro, ma, invece, confermando la sua totale appartenenza alla contemporaneità, Lustig, artista da sempre interessato alle ricerche espressive della spiritualità e del sacro, nel nuovo presbiterio della chiesa sestrese opera un fare plastico che recupera il respiro di un'arte visionaria capace di trasfigurare con la propria creatività la contingenza del tempo a cui l'artista appartiene".

 

 

 

 

Dalla parete di fondo del presbiterio si stacca poi un grande Crocifisso ligneo policromo, una Croce "non più patibolo infame, ma trono del Signore risorto, che, occhi grandi, braccia larghe, accoglie con amore e comprensione chiunque entra in chiesa": "lo quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me" (Gv. 12,32).

 

Dalla chiesa più antica proviene probabilmente la scultura dell'Immacolata, databile al XVIII secolo, in legno scolpito, dipinto e dorato, collocata alla destra del presbiterio. Si possono trovare assonanze tipologiche e stilistiche con la scultura ligure e genovese in legno e in marmo della prima metà del Settecento.

 

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Preghiera

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
San Vincenzo de' Paoli

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Restaurato nel 1996 è il dipinto ad olio raffigurante il Battesimo di Cristo, (parete sinistra, in fondo), attribuibile all'ambito ligure e databile al XVII secolo.

 

La decorazione dell'interno, improntato alla semplicità e all'essenzialità, è completata dalla grande vetrata policroma della controfacciata e dalla serie delle quattordici grandi stazioni della Via Crucis, posizionate intorno al perimetro dell'edificio;

 

nella parete di fondo, ai lati del presbiterio, si trovano due pannelli del medesimo stile raffiguranti a destra l'Incoronazione di Maria Santissima Regina del Cielo e della Terra,

 

a sinistra II pane di Sant'Antonio da Padova: Sant'Antonio accoglie un claudicante che implora la grazia della guarigione; un bimbo accompagnato dalla madre dona un giglio al Santo, il quale in cambio offre loro un pane. Sull'altare del Santo è esposta solennemente una sua reliquia, un frammento di ginocchio con autentica della Diocesi.

 

STORIA DI DETTAGLIO DELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA

Dal libro “Una fiamma tra noi e per noi” di Federica Brugnoli, settembre 2008 – Edizioni TIGULLIO, Santa Margherita Ligure

Diocesi di BRUGNATO

La diocesi di Brugnato viene eretta nel 1133 da Innocenzo III, che sopprime l'antica abbazia benedettina e crea il primo vescovo, l'abate Ildebrando. La diocesi è dichiarata suffraganea di Genova. Le vicende storiche principali sono le seguenti:

·         1239/1245 unione di Noli alla sede di Brugnato;

·         1519 scambio di parrocchie - zona di Sestri Levante e zona di Carro - tra Genova e Brugnato;

·         1787 passaggio di alcune parrocchie brugnatesi alla nuova diocesi di Pontremoli;

·         1820 unione «aeque principaliter» di Brugnato alla sede di Luni-Sarzana;

·         1929 creazione della diocesi di Luni, cioè La Spezia, Sarzana, Brugnato con un'unica curia ed archivio.

Il territorio della diocesi di Brugnato fa parte della circoscrizione ecclesiastica chiamata diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato dal 30 settembre 1986.
L'archivio è trasferito dalla sede di Brugnato a quella di Sarzana nel giugno 1987 con lo scopo di migliorare la conservazione, il riordinamento e la consultazione dei documenti.

 

Diocesi della LIGURIA e della LUNIGIANA: data di COSTITUZIONE

Tortona: I secolo;

Genova: III secolo;

Luni (che nel 1447 fu nominata Luni-Sarzana e nel 1929 Sarzana soltanto): V secolo;

Albenga. IV secolo;

Ventimiglia: V secolo;

Savona: VI secolo;

Bobbio: 1014;

Brugnato: 1133;

Noli: 1239;

Pontremoli: 1787;

Massa: 1822;

Chiavari: 1892;

Luni o La Spezia: 1929

 

Diocesi di LUNI - Diocesi di CHIAVARI

Con decorrenza dal 20 luglio 1959 ed a seguito del Decreto della Sacra Congregazione Concistoriale vengono rettificati i confini delle Diocesi di Luni e di Chiavari.
La Parrocchia di S. Antonio viene, così, inserita nella nuova Diocesi di Chiavari guidata dal Vescovo, S. E. Mons. Francesco Marchesani.

"Nel salone «Giuseppe Da Pozzo» del palazzo vescovile di La Spezia alla presenza degli Eccellentissimi Mons. Francesco Marchesani, Vescovo di Chiavari, Mons. Giuseppe Stella, Vescovo di Luni e Mons. Carlo Boiardi, Vescovo di Apuania, Sua Eminenza Rev.ma il Card. Giuseppe Siri, Arcivescovo di Genova, a questo scopo deputato del S. Padre, ha eseguito il mandato della Sacra Congregazione Concistoriale circa alcuni mutamenti delle tre diocesi.
Per il venerato Decreto infatti vengono staccate dalla diocesi di Chiavari ed unite alla diocesi di La Spezia le seguenti parrocchie: Carro, Carrodano Inferiore, Carrodano Superiore, Castello, Mattarana, Pera, Ziona, Castagnola, Deiva, Framura, Mezzema, Piazza, Chiama, Campore, Lagorara, Maissana, Tavarone, Caranza, Cassego, Cembrano, Codivara, Comuneglia, Ossegna, Porciorasco, Scurtabò, Taglieto, Valletti, S. Pietro Vara, Varese Ligure, Portovenere con le tre isole Palmaria, Tino e Tinetto.
Viene staccata dalla diocesi di Chiavari la Parrocchia di Lago col Santuario di Roverano e viene unita alla diocesi di Brugnato.
Dalla diocesi di Brugnato vengono staccate ed unite alla diocesi di Chiavari le seguenti Parrocchie: Arzeno, Nascio, Repia, Statale, S. Maria di Nazareth di Sestri Levante, S. Antonio di Sestri Levante, S. Margherita di Fossa Lupara, Pila sul Gromolo, S. Stefano del Ponte, Riva Trigoso, Trigoso, S. Bartolomeo della Ginestra, Casarza Ligure, Verici, Barassi e Campegli...
In seguito all'augusto provvedimento della S. Sede il territorio della diocesi di Luni viene a coincidere perfettamente con la provincia di La Spezia".

 

l'ORATORIO e la prima CHIESA

Le notizie circa le origini della Chiesa sono scarse. Non vi è nessuna testimonianza negli Archivi dell'Archidiocesi di Genova alla quale ha appartenuto, fino al 10 maggio 1515, il Vicario Foraneo di Sestri Levante e le parrocchie soggette prima della permuta avvenuta in quell'anno tra Genova e Brugnato: vengono, infatti, cedute alla Diocesi di Brugnato le parrocchie di Santa Maria di Nazareth, Casarza, Riva, S. Bartolomeo. Trigoso ed altre, contro le parrocchie di Castello, Frascati, L'Ago ed altre appartenenti prima a Genova ed ora alla Diocesi di Chiavari.

"Questa chiesa era un'abbazia appellata dei S. Giovanni Battista ed Antonio, o semplicemente Antonio, nei vecchi codici manoscritti.
Il suo beneficio abbaziale fu trasferito nella chiesa parrocchiale di S. Nicolò dell'Isola verso l'anno 1550, perché la chiesa era caduta i tale rovina da dover essere riedificata in proporzioni più ridotte e destinata a semplice oratorio per la pietà dei fedeli che abitavano nelle sue vicinanze.
Di qui la denominazione dell'Oratorio di S. Antonio in capite Burgi o de capite Burgi
".

Vincenzo Podestà scrive a conferma:
"Nella Chiesa di S. Nicolò esisteva circa il 1550 un'abbazia che in vecchi codici M.S. dell'Archivio parrocchiale, trovasi appellata dai Ss. Giovanni ed Antonio, ora semplicemente da S. Antonio, evidentemente quassù trasportata dopo la rovina della sua Chiesa antica posta in Capite Burgi, accanto alla Torre sul rio Ravino e proprio sull'angolo dove, da due anni, s'apre la nuova grande via".
"Tennero questa abbazia distinte persone del clero Sestrese come un De Scarpa, un Gerolamo Milanta, un Giovan Paolo Ferrari, un Vincenzo Daneri, canonico della Collegiata e Pro - Vicario Generale, ed ultimo il Canonico Arcidiacono Domenico Federici".
"...finché il 12 marzo 1824, previo rescritto della sacra Congregazione del Concilio, il vescovo diocesano mons. Pio Luigi Scarabelli la incorporò nel Capitolo della Collegiata (Santa Maria di Nazareth), certamente non pensando di far così morto e sepolto un antico e venerando titolo delle Chiesa di Sestri
".

Egli aggiunge una nota nella quale precisa:
"Lo scrivente poté osservare, mentre si ponevano le fondamenta della casa che fa angolo, ed è proprietà del Signor Narciso Gazzano, presso la torre di Ravino, venuti alla luce tra i rottami alcuni pilastrini del balaustrato marmoreo ".

Nel 1581 l'esistenza dell'oratorio è dimostrata da una relazione circa la visita pastorale di Mons. Nicolò Mascardi, vescovo di Brugnato, il quale, usando anche i poteri di visitatore apostolico, dà alcune disposizioni: "Si facci lastricare di dentro e con abbadini e con altre materie — si facci l'altare nella forma prescritta e la chiave resti in mano al Rettore di Sestri o d'altra persona eccezione al Cappellano di detto Oratorio".

Mons. Mascardi, nel 1582, ripete la visita pastorale ed accorgendosi che non era stato eseguito nessun lavoro, ribadisce in modo più energico le proprie disposizioni: "Poiché in detto Oratorio non abbiamo trovato alcuna cosa eseguita delle nostre ordinazioni, ma anzi in peggior termino di prima, né essendo giovato il proibire che non si celebrasse Messa in detto Oratorio, acciocché per l'avvenire si provveda che simili luoghi sacri ed ecclesiastici siano tenuti con quella veneratione et decentia che si conviene, abbiamo ordinato nell'atto di questa nostra visita che i frutti di detto Oratorio siano sequestrati in mano del nostro Vicario di Sestri al quale di nuovo comandiamo che eseguiti detto nostro ordine dandone prima notizia al Sig. Commendatore Menati, al quale spetta la cura di detto Oratorio et frattanto non permetta che né in l'uno né nell'altro (Oratorio di San Leonardo) si celebri Messa non convenendo simili lochi a tanto Sacrificio".

Anche queste parole sono inascoltate e, nel 1583, sempre Mons. Mascardi, visto che l'italiano non veniva capito si esprime, alquanto spazientito, in latino ecclesiastico. Egli va oltre: distrugge personalmente altare, calice, messale e gli inutilizzabili paramenti, poiché vecchi, sporchi e stracciati.

"Visitavi Oratorium Sancti Jo. Baptistae in quo inveni nihil renovatum; in eo reperivi multas sordes et tectum aliquantulum devastatum intusque calicem staneum sordidissimum quem fregi, altare portatile angustissimum et male adaptum quod fregi, missale veterrimum et atiquissimum quod laceravi et paramenta aliqua pro celebrando Missa sordidissima et lacerata quae reponi jussi in sacristia parochiae".

L'Oratorio deve, però, avere qualche locale annesso a servizio della Chiesa stessa. Sempre Mons. Mascardi, proseguendo nella sua visita, trova, in un luogo appartato, delle pecore. Dispone la vendita degli ovini ed l'utilizzo del ricavo, unito ai proventi presenti e futuri dell'Oratorio, per il restauro al quale deve provvedere il parroco di San Nicola.

Davide Roscelli fa riferimento ad una azienda agricola, S. Cipriano, gestita dai Padri Benedettini della Basilica — Monastero S. Giovanni di Pavia, avviata "nei pressi dell'odierna Chiesa di S. Antonio da Padova".

"... bisognerebbe parlare della fondazione di una Corte, poiché quell' insediamento risultava dotato, oltre che di una propria Cappella (intitolata ai Santi Giovanni ed Antonio), anche di una Torre di difesa".

Nei documenti vescovili degli anni successivi non c'è più alcun riferimento all'Oratorio di S. Antonio, passato prima ai Basiliani e nel 1608 ai Padri Conventuali Scalzi (o Padri di Monte Calvario). Questi ultimi ricostruiscono la Chiesa di S. Giovanni Battista ed edificano l'annesso Convento, l'attuale casa di proprietà dei Marchesi Sertorio.

"Il 17 dicembre 1742 il Card. Fiurao chiese al Vescovo di Brugnato Nicolò Leopoldo Lomellini una relazione per conoscere quale destinazione fosse stata data ad un alloggio sito sopra il coro (...) che era stato ceduto ai Padri Conventuali unitamente al giuspatronato da parte del magnifico Pietro Giustiniano.
Con decreto del 12 giugno 1771 il vescovo di Brugnato Francesco Maria Gentile limitava la sepoltura nella chiesa di S. Antonio ai figli impuberi di coloro che nella stessa Chiesa avevano i loro maggiori.
A questo decreto, con appello all'Arcivescovo Metropolitano, si opposero i Padri domenicani in quanto analoga proibizione era stata estesa anche alla loro chiesa della S.ma Annunziata a Portobello.
Pertanto è da ritenersi che la consuetudine di seppellire nelle chiese della Collegiata, di S. Antonio e della S.ma Annunziata sia rimasta sino al decreto napoleonico del 1810. Con la legge del 13 settembre 1810 vengono anche soppressi i conventi, provvedimento che colpisce le Monache Turchine di Sestri Levante.
Con i Minori Conventuali progrediscono sia l'Oratorio sia il convento. Nel 1797 la Rivoluzione Francese investe anche la Repubblica di Genova e vengono colpiti i beni ecclesiastici.
L'11 novembre 1798 viene fatto un inventario dei beni dei Regolari Conventuali di S. Antonio. Oltre la chiesa ed il piccolo convento, risultò un pezzo di terra detta «carne salata, vignata, con poche piante di olivi e campiva, condotta in enfiteusi perpetua dal cittadino Giovanni Battista Stagnaro, apprezzata da periti del netto valore di L.200».
Ancora nel 1798 venne ordinato alla Compagnia del Cordone, canonicamente eretta nella Chiesa di S. Antonio, di fare un rapporto sulle consistenze patrimoniali alla Municipalità di Sestri Levante che, a sua volta, avrebbe riferito al cittadino commissario Francesco Ferri della Giurisdizione Gromolo e Vara. Era allora amministratore della Compagnia il cittadino Antonio Borasino che presentò la contabilità ove, a tutto il 4 ottobre 1798, risultava un introito di L. 1925,10 e l'uscita al 10 novembre 1798, di L. 1950. Non presentò l'amministratore altri inventari, né altro scritto «per non avere detta Compagnia alcun mobile, né sussistenza eccetto le elemosine»
".

Con la secolarizzazione degli ordini religiosi, si chiude l'esistenza del Convento dei Minori Osservanti in Sestri Levante e la Chiesa, dichiarata necessaria, viene affidata da Mons. Gian Luca Solari, Vescovo di Brugnato, al Rev. Gaetano Raggio, che percepisce solamente qualche emolumento avventizio. Si parla, inoltre di una raccolta di preghiere "una volta usate dai Frati Conventuali", edita a Sestri Levante, usata nella Chiesa dei Santi Giovanni Battista ed Antonio da Padova.
L'Impero (1805) e la relativa pace religiosa, non riportano i Padri Conventuali a Sestri Levante.

"Il 30 settembre 1841, giorno della visita pastorale di Mons. Francesco Agnini, Vescovo di Luni — Sarzana e di Brugnato, la Chiesa mancava di ogni reddito, all'infuori delle elemosine amministrate da massari eletti dal Vescovo. Ne era cappellano il Cav. Raffaele Repetto ".

Con la Restaurazione, dopo il Congresso di Vienna, i frati riprendono possesso della Chiesa del loro convento fino al 1866, quando quest'ultimo viene espropriato e venduto; la Chiesa rimane definitivamente al Clero Secolare.
Il 31 gennaio 1855 l'edificio sacro viene elevato a succursale della Collegiata di S. Maria di Nazareth.

"Nel 1884 ne era massaro il cav. Vincenzo Fascie, che dava noie alla fabbriceria di Santa Maria di Nazareth, permettendosi di fare questue, ecc. L'arciprete Vincenzo Podestà interpose i suoi buoni uffici, ma senza risultato, onde il cav. Fascie fu fatto invitare dall'avvocato Gallo del foro di Genova a rendere conto delle questue alla Fabbriceria ed a far staccare la lapide arbitrariamente posta nell'Oratorio di S. Antonio per essere corretta della bugiarda dichiarazione della Fabbriceria che figurava nella lapide stessa.
Il cav. Fascie iniziò qui quell'opera autonoma che lo portò ad amministratore perpetuo della chiesa di S. Antonio. Fu un periodo di attività che culminò poi nel desiderio di rifare ex novo la chiesa ingrandendola, come si può vedere nel suo testamento che venne poi modificato quando intervenne il Vescovo mons. Giovanni Carli che, sotto l'arciprete Antonio Cafferata, gli tolse le chiavi della chiesa. Allora il Fascie cambiò idea, ma lasciò disposizioni a favore della Chiesa di S. Antonio, come da suo testamento nel 1920. Alla chiesa fece anche eseguire importanti lavori di restauro che, in quel tempo, gli costarono ben 18.000 lire
".

Nel testamento olografo, Vincenzo Fascie Rossi dice chiaramente di voler contribuire al benessere ed al progresso di Sestri Levate, sua città natale e sua cara Patria.
Inoltre stabilisce donazioni ed un aiuto concreto a vantaggio della Chiesa di S. Antonio; nella parte finale del testamento si legge: «Invoco la protezione del nostro Taumaturgo Sant'Antonio. Siccome patrocinai con zelo e sacrifici la chiesa pericolante a lui dedicata ho la certezza che patrocinerà la mia causa presso Dio da farmi ottenere un posto nel Paradiso... ».

 

Da CHIESA ABBAZIALE a PARROCCHIA

Liberamente tratto dall'articolo “Don Giovanni CHIAPPE - Servo buono e fedele” di Mario Massucco, dicembre 2026 – Edizioni Grafica PIEMME - Chiavari, mensile “la Parrocchia

24 settembre 1928: il capitolo della Cattedrale di Brugnato esprime parere favorevole per l’erezione in Parrocchia della Chiesa abbaziale di Sant’Antonio.

14 agosto 1931: la Sacra Congregazione del Concilio respinge i ricorsi del Parroci don Trofello di Santa Maria di Nazareth e di don Angelo Calligari di Santo Stefano contro l’erezione della nuova parrocchia di Sant’Antonio.

8 novembre 1943: il Vescovo Giovanni Costantini di La Spezia-Brugnato emette il seguente decreto: “ Erigiamo la curazia indipendente di Sant’Antonio di Sestri previa la dismembrazione di parte del territorio di Santo Stefano e di Santa Maria.... e restiamo in attesa di completare l’iter burocratico per costituirlo in Parrocchia”.

18 novembre 1943: è nominato reggente della nuova curazia il sestrese don Giovanni Chiappe.

1 settembre 1948: con bolla vescovile, il nuovo Vescovo diocesano Mons. Giuseppe Stella erige in Parrocchia la curazia di Sant’Antonio.

1 gennaio 1949: sale all’altare come primo parroco don Giovanni Chiappe, coadiuvato dal giovane curato don Ivani Mario.