Che cosa cercate? - Gv 1,33-42 Le grandi domande Quando eravamo ragazzi, il maestro a scuola, i catechisti o i genitori ci chiedevano: “Che cosa vuoi fare da grande?”. Per i ragazzi di oggi è più difficile rispondere a quella stessa domanda, la società complessa e competitiva nella quale viviamo offre loro poche opportunità e molto presto si rendono conto che difficilmente potranno realizzare un lavoro corrispondente ai loro desideri. C’è però una domanda che rimane importante anche per i ragazzi di oggi e che impegna gli educatori e gli animatori dei percorsi educativi: “Che uomo o che donna voglio diventare?” Se è importante saper dire che cosa desidero fare, ancor più importante è saper dire chi voglio essere. L'antico testamento oggi 1 Samuele 3,4-20 : Il vangelo di oggi Giovanni 1,33-42 : Le letture di questa domenica sono bellissime perché ci presentano la storia di uomini, (possiamo pensare che fossero giovani) che hanno vissuto l’esperienza sopra descritta e hanno trovato nell’ascolto di una chiamata la risposta alla domanda su “che cosa fare”, ma ancor più su “chi essere”. La prima lettura ci presenta l’affascinante esperienza di Samuele, che progressivamente ascolta il suo nome pronunciato da Dio e scopre in quella voce ciò che è chiamato a fare e chi deve essere. Poiché chiamiamo questa esperienza “vocazione”, possiamo dire che questa è la domenica della chiamata. Il tema della chiamata non riguarda soltanto i sacerdoti e i religiosi, è invece un’esperienza che riguarda tutti, non interessa solo i ragazzi e i giovani, ma anche gli adulti. Anche noi adulti, se possiamo dire che ormai abbiamo risposto alla domanda che cosa fare da grandi, non abbiamo finito di chiederci “chi voglio essere”. "Accompagnare" alla scoperta della vita -- questo l'atteggiamento fondamentale Al primo posto mettiamo l’incontro con un testimone: per i giovani del vangelo è Giovanni Battista, che distoglie ogni attenzione da sé e indica Gesù come il vero maestro da seguire; per Samuele è l’anziano sacerdote Eli, che guida il ragazzo a discernere i segni della voce di Dio. Ci si mette in cammino di fronte a un testimone, una persona che per il suo modo di vivere ci fa vedere la possibilità di dare alla vita un diverso significato. Penso che tutti noi possiamo ricordare le persone che sono state delle luci nel nostro cammino di fede. Alcuni giovani - seguaci del Battista - scoprono Gesù, che subito porge loro la carta vincente Gesù si accorge che quei giovani lo seguono e voltandosi, pone loro la domanda: “Che cosa cercate?” La parola “cercare” ritorna molte volte nel vangelo, ed indica un atteggiamento fondamentale che permette di aprirsi all’incontro con Dio. Se fossimo già pienamente appagati dall’esperienza che facciamo, non ci metteremmo in cammino per cercare altre cose o persone con cui sperimentare che la vita raggiunge la gioia. È Gesù che si volta e prende la parola, sono loro che cercano Gesù, ma anche Gesù li sta cercando. Anche il nostro seguire Gesù non è frutto soltanto del nostro sforzo e della nostra decisione, ma è l’accadere di una grazia, per cui riconosciamo che se lo abbiamo accolto nel cuore non è nostro il merito, ma è Lui che ci ha conquistato. Gesù risponde alla domanda dei discepoli con l’invito ad andare con Lui e fare esperienza. Gesù non spiega il suo pensiero, non espone la sua visione del mondo, ma invita a condividere la sua vita. Ciò che risponde alla nostra ricerca non è mai soltanto una proposta teorica o l’esposizione di una dottrina, ma è l’esperienza di una vita che fa provare la gioia. Il cammino dei due giovani si conclude con la decisione di rimanere con Gesù quel giorno; sappiamo che in realtà rimasero con Lui ben oltre quel giorno, cioè per tutta la vita. Tutto questo è oggi ancora possibile? Mi chiedo se oggi possiamo dire a qualcuno: “Vieni e vedi, fai esperienza anche tu della nostra vita”. Offrire esperienze di vita secondo il vangelo è il compito di una comunità che vuole essere testimone di Gesù. il Parroco |