Vide e credette. - Mc 14, 1- 15, 47

Pasqua di Resurrezione

+ Dal Vangelo secondo Giovanni :

« Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. ».

Vide e credette

Dopo che il corpo di Gesù era stato messo nel sepolcro e una grossa pietra era stata rotolata all’imboccatura, le autorità avevano ulteriormente messo sigilli su quella pietra e anche messo persone di guardia a garantire la perennità di quella sepoltura. Mentre la pietra chiudeva il sepolcro di Gesù, un masso ancora più pesante era stato messo su tutte le speranze che erano state suscitate dalle sue parole e dalla sua vita. Il vangelo aveva espresso tutto questo, con l’immagine delle tenebre fitte che anche in pieno giorno avevano avvolto la terra. Si era allora spenta la speranza che la ricerca del bene e del vero valesse più della forza e della prepotenza, spenta la speranza che potesse essere riconosciuta la dignità e i diritti dei poveri, spenta la possibilità di perdono, spenta l’immagine misericordiosa e paterna di Dio.

Improvvisamente quella cappa di buio che aveva fatto morire la speranza e riempito di tristezza l’animo dei discepoli è squarciata da una luce che s’accende nei cuori delle persone, la luce della fede nella risurrezione di Gesù.

Il vangelo che abbiamo letto ci documenta il sorgere della fede nella risurrezione nel cuore del discepolo amato, l’apostolo Giovanni. Anche gli apostoli hanno avuto bisogno della luce della fede per raggiungere la consapevolezza che Gesù, dopo la sua morte era tornato a vivere.

C'è bisogno della fede

C’è bisogno della fede perché il fatto che chiamiamo: “Risurrezione”, non consiste nel tornare a vivere la stessa vita che viveva prima di morire, per un fatto così sarebbe stato sufficiente costatarlo con i sensi, com’era stato possibile farlo con Lazzaro.

Ciò che è avvenuto per Gesù è invece un avvenimento molto più grande, dopo la morte egli vive nuovamente. La vita che Gesù ha raggiunto è una vita assolutamente nuova, Egli, infatti, è entrato nel modo di vivere di Dio, un modo di vivere non accessibile all’esperienza dei sensi. La risurrezione è nello stesso tempo glorificazione e ascensione al cielo.

La fede cambia totalmente la valutazione del percorso di Gesù: se in un primo momento la morte di Gesù era stata percepita come il suo fallimento, la risurrezione fa vedere che la morte era stata la via del compimento.

La risurrezione è l’avvenimento che porta a compimento il percorso della vita di Gesù: quel cammino fatto in tutta la sua esistenza, fatto soprattutto in quei giorni nei quali attraversa la sofferenza della passione, subisce una condanna ingiusta, vive il disprezzo e l’oltraggio, viene crocifisso e muore. La risurrezione non è il rimedio di Dio alla morte di Gesù è invece l’esito e il frutto della morte di Gesù. Non dobbiamo pensare: “Gesù è morto ma per fortuna poi è risorto”, ma piuttosto dobbiamo dire: Poiché è morto e proprio perché è morto in quel modo è risorto. Morte e risurrezione sono due momenti attraverso i quali si svela in Gesù la presenza di Dio come in un unico percorso, come due facce di un unico avvenimento. Gesù ha vissuto nella sua morte un cammino per il quale si è consegnato da figlio a Dio che egli riconosceva come il Padre, come l’amore dal quale dipendeva tutta la sua vita. Gesù ha continuato a fidarsi di Dio, a vivere essendo illuminato dall’avere davanti a se il volto del Padre da cui si sentiva amato, ha continuato a fidarsi di quell’amore anche quando umanamente sembrava impossibile. Dall’essere consegnato all’abbraccio del Padre Gesù vince ogni paura. Poiché Gesù si sente abbracciato dal Padre, abbracciato anche nel morire, è a sua volta uno che abbraccia, abbraccia il ladro crocifisso accanto a Lui, abbraccia coloro che gli danno la morte e nello stesso tempo abbraccia tutta l’umanità. La risurrezione è il sigillo messo dal Padre alla vita di Gesù per dire che Egli è davvero quel Padre Amore a cui Gesù da figlio si è consegnato. La risurrezione è la firma che Dio mette alla vita di Gesù come la vita nella quale Dio si è reso presente e si è svelato nel suo essere amore.

Credere che Gesù dopo la morte ha raggiunto la piena comunione con Dio, porta a pensare che essendo vivo in Dio, rimane vicino per coloro che credono in Lui, e può avvenire che accogliendo il Suo amore, si realizzi quello che avviene sempre nelle grandi relazioni d’amore: la vita di uno diventa la vita dell’altro. Poiché Gesù è risorto è vero il suo amore, e quell’amore è anche per noi, a quell’amore possiamo essere assimilati in modo che diventiamo capaci di amare come Lui.

il Parroco