Vi guiderà a tutta la verità   -    At 2,1-11    Gv 15, 26-27; 16, 12-15

Es 19,18-19

« Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono ».

Per comprendere pienamente il significato dell’avvenimento che oggi ricordiamo, ascoltato nella prima lettura, è utile tenere presente l’esperienza religiosa degli ebrei come è narrata nella Sacra Scrittura. Dal confronto del racconto degli Atti degli Apostoli con i racconti dell’Antico Testamento, ci accorgiamo che i segni che manifestano la discesa dello Spirito, richiamano la manifestazione di Dio a Mosè sul monte Sinai.

Quando Dio si è rivelato a Mosè, il monte era avvolto da bagliori e sembrava che si fosse scatenata una tempesta da incutere paura al popolo che guardava da lontano. Proprio dal considerare il significato di questi segni, comprendiamo che l’avvenimento della Pentecoste è una manifestazione della presenza di Dio.

La Parola di oggi

Atti degli Apostoli 2,1-11

« Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». ».

Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15

« In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». ».

Nel testo originale scritto in greco, il termine equivalente a Spirito è la parola “Pneuma” che ha il significato sia di “vento” sia di “respiro”; da questo nome deriva anche il termine “pneumatico”, perché le ruote dell’automobile sono gonfie di aria. Proprio dal significato della parola “Pneuma” possiamo comprendere l’azione dello Spirito Santo. Il vento ha una forza straordinaria, sembra essere incontenibile, esso s’insinua e penetra anche nelle fessure più sottili.

Gesù stesso parlando a Nicodemo, ha proprio paragonato lo Spirito al vento dicendo: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito.” Anche la parola “respiro” ci aiuta a comprendere l’opera dello Spirito Santo. Attraverso il respiro noi introduciamo nei polmoni aria ricca di ossigeno, con un particolare procedimento avviene uno scambio per cui il sangue si arricchisce di ossigeno e cede anidride carbonica: è la funzione della respirazione, l’ossigeno unendosi al sangue fornisce l’energia che fa vivere le cellule.

Lettera ai Romani 8,26

« Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili ».

Lo Spirito ha la qualità del respiro, penetra nell’anima umana e crea in essa l’immagine di Dio, facendo in modo che Dio non sia più una presenza esterna all’uomo, ma diventi una presenza interiore. Lo Spirito può entrare in noi e diventare una luce e una forza interiore perché c’è già in noi una capacità di accogliere Dio, una sorta di connaturalità con Lui: è ciò che il racconto della creazione afferma quando dice che l’uomo è fatto a immagine di Dio. Sento che questo pensiero può essere difficile, ma lo ritengo molto importante, decisivo per comprendere veramente la vita cristiana. La scorsa domenica, la liturgia diceva che guardando a Gesù che sale al cielo, anche noi suoi discepoli abbiamo la speranza di raggiungerlo nella gloria. Ed è proprio in forza dello Spirito che noi possiamo per grazia essere rivestiti in modo da vivere come Gesù. Il cambiamento, dalla vita secondo la carne alla vita secondo lo Spirito, auspicato da San Paolo nella lettera ai Galati, è prodotto dallo Spirito Santo.

Dal considerare l’opera dello Spirito Santo scaturisce la consapevolezza che al primo posto dell’azione cristiana sta la “vita spirituale”, cioè l’entrare in noi stessi e scendendo nel profondo della nostra coscienza stare in ascolto dello Spirito, che in noi fa sentire la sua voce. La vita della nostra società, proiettandoci sempre fuori di noi nel rumore esteriore, non facilita la vita nello Spirito. Per questo occorre educarci al silenzio, per imparare l’ascolto dello Spirito. La vita di “discepoli di Gesù” ci chiede di non mettere al primo posto la nostra iniziativa, ma di lasciare spazio all’azione dello Spirito Santo, che accogliamo quando stiamo in ascolto della Parola di Dio e quando ci apriamo all’efficacia dei Sacramenti. Il pellegrinaggio più importante è quello interiore, cioè il percorso di cui parla Gesù quando ci invita a entrare in noi stessi e stare nel segreto in ascolto di Dio. Dall’attenzione allo Spirito, si formuleranno in noi quelle consapevolezze che sapranno guidare la nostra vita.

il Parroco