Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli   Mc 6,7-13

In 5 righe il sesnso della missione

La parola che oggi la liturgia offre al nostro ascolto ha un carattere di particolare attualità, perché costituisce il punto centrale del ministero e dell’insegnamento di papa Francesco, che nel documento programmatico del suo pontificato Evangelii Gaudium, ha invitato i cristiani ad uscire verso la società per offrire a tutti l’annuncio del Vangelo. Anche nella nostra diocesi il vescovo ci ha esortato a vivere un tempo di riflessione e di programmazione per attuare nelle nostre parrocchie una pastorale maggiormente missionaria. Nella prima lettura il profeta Amos è inviato nel regno di Israele ad essere annunciatore della parola di Dio, che invita ad abbandonare l’idolatria e a vivere un cammino di conversione. Anche il vangelo ci presenta Gesù che manda gli apostoli perché collaborino al suo sforzo evangelizzatore, partecipando della sua missione di annunciatore del Regno di Dio.

La Parola di oggi

Amos 7, 12-15

« In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va', profetizza al mio popolo Israele». ».

Marco 6,7-13

« In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. ».

Una premessa di "grande realismo"

Mi sembra che tutti, anche senza questi riferimenti autorevoli, constatiamo come un gran numero di persone vivono prescindendo da un cammino religioso e incontriamo indifferenza quando cerchiamo di affrontare con i nostri amici il tema della fede. I genitori sperimentano che i figli adolescenti si allontanano dalla chiesa, nella quale sono stati inseriti per il lungo tempo del percorso catechistico. La domanda su come comunicare la fede nella società nella quale viviamo è particolarmente difficile, perché ci troviamo di fronte a persone che non sono assolutamente digiune rispetto alla fede come accade ai missionari che vanno in territori lontani, ci troviamo di fronte a persone che hanno conosciuto il cristianesimo e ritengono che non serva alla loro vita.

Che fare, come orientarci? Alcuni errori del passato

Per la nostra riflessione ci possono aiutare due domande: la prima riguarda il fondamento della missione e potremmo chiederci: “Perché devo impegnarmi a comunicare la fede agli altri?” La seconda domanda riguarda lo stile della missione e potremmo formularla così: “Che cosa devo annunciare e in quale modo posso parlare della fede per essere ascoltato?”

- Per prima cosa possiamo notare che è Gesù stesso che va verso gli altri, che porta la pace, che si china sui malati e su chi è imprigionato da forze di male. Il discepolo è chiamato ad amare e ad andare verso gli altri perché è quello che fa Gesù; potremmo dire che chi ha sperimentato l’amore liberante di Gesù, proprio in forza dell’esperienza fatta, proprio come conseguenza dell’amore ricevuto, a sua volta sarà portato ad amare. È proprio una questione di fedeltà a sé e all’esperienza fatta: “Perché amato, devi amare”. Lo dice molto bene il papa: “Se uno ha sperimentato la gioia del Vangelo, deve sentire il bisogno di non tenere per sé questa gioia, ma di donarla ad altri”.

- Gesù stesso dà le indicazioni per la risposta alla seconda domanda, spiegando i criteri che devono guidare l’azione verso gli altri: andare senza denaro, senza sacca, rimanere nella casa dove si è accolti. Nel nostro andare verso gli altri occorre essere poveri e distaccati da ogni interesse e da ogni aspettativa di avere dei vantaggi per noi.

Abbiamo una immagine di missione che ha come obiettivo il far venire tutti in parrocchia ad ingrossare le fila della comunità. Abbiamo pensato che la missione consistesse nel comunicare una dottrina, chiedendo alle persone di sottoscrivere gli articoli del credo e le formulazioni del catechismo.

Lo stile di missionarietà cui ci conduce la riflessione sulla fede oggi

- Questa è la difficile conversione missionaria: evangelizzare significa andare a parlare di amore, andare a portare amore. Lo stile della missione deve essere quello dell’amore: amare è un’ azione che parte da un soggetto, si muove verso un altro soggetto e ha come unico scopo quello di arricchire quest’altro di bene. Raccogliamo nella parola “gratuità”, i criteri che devono guidare l’azione verso gli altri. Nel compito di andare verso gli altri Gesù esprime un impegno necessario, una condizione indispensabile per essere suoi veri discepoli.

il Parroco