Raccogliete i pezzi avanzati   Gv 6,1-15

Leggeremo in alcune domeniche tutto il capitolo 6^ di Giovanni

Se apriamo il vangelo di Marco e continuiamo a leggere dal punto in cui lo abbiamo lasciato domenica scorsa, leggiamo proprio il racconto di Gesù che sbarcando istruisce la folla numerosa che lo attendeva sulla riva e poi spezza pochi pani per sfamare tutta quella gente. Oggi però, iniziando a proclamare la parola di Gesù, non ho detto dal vangelo di Marco, bensì dal vangelo di Giovanni. Giocando sull’analogia del racconto dei due vangeli, gli autori della riforma liturgica hanno inserito a questo punto dell’anno il Vangelo di Giovanni, che ascolteremo ancora per alcune domeniche, fino a leggere per intero il capitolo sesto. Il gesto dello spezzare i pani e distribuirli alla gente ha colpito molto i discepoli, forse perché è accaduto più volte ed era un gesto così indicativo che qualificava l’opera di Gesù. I vangeli lo raccontano più volte e, cosa molto rara, questo racconto si trova anche nel vangelo di Giovanni.

La Parola di oggi

Giovanni 6,1-15

« In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. ».

"se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno"

La prima cosa che sorprende è Gesù che prende l’iniziativa e per primo si accorge del problema che sta emergendo. C’è una folla numerosa che lo segue: non si erano organizzati per stare tanto tempo lontano da casa, molti sono quei poveri che abitualmente fanno fatica ad avere qualcosa da mangiare. Gesù capisce che per amarli occorre offrire loro da mangiare. Si apre un dibattito nel gruppo degli apostoli su come affrontare quell’emergenza; dal confronto si evidenzia la sproporzione tra ciò che sarebbe necessario per far fronte al problema e le risorse a disposizione. Sappiamo dagli altri vangeli che qualcuno propone di congedare la folla perché ognuno possa provvedere da solo a procurarsi il cibo.

Solo l’evangelista Giovanni ha voluto dare rilievo alla presenza di un ragazzo. Il suo comportamento ci interroga molto: “Come mai questo ragazzo ha offerto le sue provviste?” Mi piace pensare che, intrufolandosi sia arrivato vicino a Gesù e, ascoltando la discussione che gli apostoli stavano facendo, abbia voluto condividere con Gesù il suo fagotto prezioso. Nonostante lo scetticismo di Andrea che subito commenta in modo disfattistico: “Che cos’è questo per tanta Gente”, Gesù riconosce che proprio il gesto del ragazzo che generosamente dà quello che altri avrebbero tenuto per loro, offre la soluzione a quel problema. Gesù amplifica la generosità iniziale del ragazzo, e quel piccolo atto di amore messo a sua disposizione, fa sì che quei cinque pani e due pesci diventano sufficienti per la fame di tutti.

"lo condurrò [il mio popolo] verso una terra fertile e spaziosa dove scorre latte e miele"

Nel vangelo di Giovanni questo episodio ha il valore di “segno rivelatore” di tutta l’opera di Gesù, infatti l’evangelista lo presenta come anticipazione di quello che Gesù avrebbe vissuto nella sua Pasqua. Per un ebreo, la distribuzione di quel pane capace di sfamare una folla numerosa e di generare tante ceste di avanzi non poteva non richiamare l’esperienza del popolo di Israele, che nel deserto era stato nutrito da Dio con il dono della manna. Anche il profeta Isaia aveva prefigurato la presenza del Messia come una convocazione di tutti i popoli a un banchetto di cibi succulenti e di vini prelibati; quel pasto da cui si raccolgono dodici ceste di avanzi è il banchetto messianico. Oggi noi non sappiamo più che cosa significhi avere fame, anche se il problema non è per niente risolto nel mondo e persino vicino a noi ci sono persone che ancora sanno bene che cosa significa avere fame. La fame può rappresentare l’esperienza della vita: molte volte anche noi sperimentiamo l’impossibilità di rispondere con le nostre risorse alla domanda di gioia, nostra e degli altri. Il pane diviso da Gesù per la folla numerosa rappresenta l’amore di Dio, che dalla croce Gesù immetterà nel mondo come risposta alla fame di tutti. Solo che, come la prima volta, occorre che qualcuno cominci a rendere visibile l’amore di Gesù, condividendo il suo poco, anche se sono solo “cinque pani e due pesci”.

il Parroco