…. Una carne sola   Mc 10, 2-16

Una cosa sola, ma non perdita di identità, non un grigio

Incontriamo nel vangelo di oggi una delle rare occasioni in cui Gesù parla della relazione tra l’uomo e la donna e del matrimonio. Vorremmo che avesse dedicato più attenzione a questo tema per poter trovare, nel suo insegnamento, indicazioni per discernere la volontà di Dio, di fronte alle situazioni di vita familiare che oggi sono diventate molto complesse.

Il discorso di Gesù nasce inoltre da una circostanza occasionale e polemica e non possiamo attenderci dalle parole del maestro la soluzione a tutte le questioni connesse con l'esperienza della relazione coniugale.

Se l’insegnamento di Gesù fino a cinquant’anni fa sembrava evidente per la maggioranza delle persone, attualmente sembra una proposta invivibile, viste le numerose convivenze e i tanti matrimoni che falliscono. Appare evidente una fragilità nell’esperienza di coppia, per cui ci sono separazioni anche per quelle unioni che sembravano nate con le migliori premesse. Pur tuttavia, quando accade di vedere degli sposi che realizzano un cammino insieme per tutta la vita, riconosciamo che ci troviamo di fronte a una bella storia d'amore. Penso che tutti gli educatori constatino che la separazione dei genitori incide negativamente sull’esperienza di vita e sul percorso di crescita dei figli. Se alcune considerazioni ci portano a condividere la proposta di un matrimonio che duri tutta la vita, non possiamo non tener conto delle tante storie di coppie che quell'ideale non sono riuscite a viverlo, né possiamo considerarle tutte cattive o lontane da Dio. Una riflessione é già stata offerta da papa Francesco nel documento Amoris Laetitia, ulteriori approfondimenti saranno necessari se vogliamo continuare a credere che il Vangelo sia una parola per tutti. Una considerazione da fare è che il matrimonio e la famiglia come si costituivano nella società di Gesù erano molto diversi dal matrimonio e dalla famiglia dei nostri giorni. Il ripudio era una prerogativa solo del marito, la donna non aveva nessuna tutela ed essendo la parte più debole della società era la parte più penalizzata; non si può paragonare il ripudio al divorzio.

+ Dal Vangelo secondo Marco

« In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro ».

In che modo possiamo comprendere le parole di Gesù, quali valori e significati sono sottintesi nella sua proposta? Penso che il nucleo centrale della parola sia da individuare nel riferimento all'inizio, dove richiama il testo della Genesi. Gesù compone insieme i due racconti che nel primo libro sacro parlano dell'origine dell'uomo e della differenza dei sessi, maschile e femminile. La prima idea che raccogliamo è l'iniziativa di Dio, é Lui che chiama l'uomo e la donna all'esistenza, é Lui che sentenzia: "non é bene che l’uomo sia solo”. Una relazione che dura nel tempo può nascere quando si riconosce un disegno più alto delle volontà individuali. Per il credente é la volontà di Dio, Gibran dice che “è l'amore che chiama”, può essere la scoperta che il bene di noi due insieme è piú grande del bene individuale o che il bene dei figli é piú grande del bene personale. Un'altra dinamica che può sostenere un cammino di coppia stabile è l’amore che porta ad uscire da sé stessi per andare verso l'altro nella ricerca del suo bene, cioè l'amore che sa morire per l'altro, ma questa tensione deve essere reciproca. L'ostacolo al realizzarsi di una vita di coppia è l'individualismo; nella nostra cultura l'io ha assunto un valore assoluto, tanto da diventare il criterio di ogni comportamento. Se si sta con l’altro soltanto fin che si riceve del bene, quando l'altro delude diventa insopportabile.

Ci troviamo in un dilemma: da una parte c'é la necessità di essere fedeli alla parola di Gesù, dall'altra c'é la necessità di accogliere l'esperienza di famiglia come si sta realizzando nel nostro tempo. Io penso questo: non tutti o non dall'inizio possono vivere tutto l'ideale proposto da Gesù, ma esso costituisce un traguardo verso il quale tendere. Qualcuno riuscirà a viverlo presto, qualcuno vi arriverà più avanti, magari anche dopo qualche fallimento. Questa prospettiva impegna la comunità cristiana ad offrire percorsi di formazione per chi chiede di iniziare una vita coniugale che sia vissuta nel nome di Gesù e anche percorsi per accogliere chi non ha mantenuto la sua precedente promessa d’amore.

il Parroco