Questo povero grida e il Signore lo ascolta Mc 13, 24-32 Anche noi cristiani dividiamo il percorso del tempo in cicli annuali: attraverso i diversi periodi liturgici e le varie feste, ogni anno ripercorriamo la vita di Gesù guidati dal vangelo. Il nostro anno non inizia il primo di gennaio, ma verso la fine di novembre con l'inizio del tempo di Avvento che quest'anno sarà il 2 dicembre. Ci troviamo pertanto vicini alla fine dell'anno e questo periodo coincide con la conclusione della lettura del vangelo di Marco, che ci ha accompagnato nella liturgia della domenica. L'evangelista Marco, nel suo racconto della vita di Gesù segue Matteo e Luca e riporta alla fine l'insegnamento di Gesù sul tempo e sugli avvenimenti ultimi della storia. Quando riflettiamo sullo scorrere del tempo, siamo portati a mettere più attenzione agli avvenimenti negativi che ci spaventano, che fanno guardare con incertezza al futuro, che ci incutono preoccupazione. Anche l'anno che sta per concludersi possiamo descriverlo attraverso l'incertezza economica, aggravata dai fenomeni meteorologici che evidenziano i cambiamenti climatici, e dalle grandi preoccupazioni per le tensioni tra le nazioni e i pericoli di guerra. I profeti della Bibbia guardavano così gli avvenimenti storici del loro tempo, avevano perciò generato un particolare linguaggio per parlare del tempo nel quale mettevano in riga gli avvenimenti più terribili e spaventosi: guerre, carestie, pestilenze, terremoti; chiamiamo questo linguaggio “apocalittico” perché è maggiormente presente nell'ultimo libro della Bibbia che si chiama Apocalisse.
« In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Se importa solo il presente, posso anche non avere una definita identità, perché non ho bisogno di agire in modo coerente per una finalità. A seconda delle circostanze posso essere agnello mite, oppure arrogante, violento, senza provare contraddizioni, né sensi di colpa. "Questa è la società liquida di cui sentiamo parlare", ognuno può essere qualunque cosa, così, imprevedibilmente. Quando noi facciamo questo drammatico elenco di sventure, concludiamo come gli antichi Greci affermando che il tempo è governato dal caos e non c'è nessun disegno di salvezza che si sta svolgendo nel tempo. Molti modi di vivere della nostra società sono improntati a questo modo di pensare. Nella vita delle persone si pone molta attenzione al tempo presente, mentre non ha più valore ciò che è accaduto nel passato, ritenendo che non si possa imparare da ciò che è avvenuto prima. Neppure si dà considerazione al futuro, ritenendolo assolutamente incerto e non fautore di eventi migliori. Uno dei sintomi di questa mentalità è la cultura dello “sballo” così diffusa tra i giovani, pronti a sperimentare ogni cosa pur di arrivare all’eccesso, senza saper valutare le conseguenze dei loro comportamenti. Invece i profeti apocalittici affermavano che in ultimo sarebbe stato evidente l’intervento di Dio a stabilire la giustizia. Attraverso questo linguaggio, Gesù invita a guardare alla storia con speranza, dicendo che Dio agisce nella storia e che in ultimo la vita si compirà con un incontro con Lui. Dio che si è rivelato attraverso Gesù nel suo essere amore, sarà Lui ad avere l’ultima parola, che sarà una parola di bene, perché il suo amore non può venir meno, perché il suo amore è più forte della morte, perché il suo amore è per sempre. Da questa lettura della storia deriva per il credente un richiamo alla responsabilità: il tempo che è dato da vivere non è uno spazio vuoto da lasciar scorrere in atteggiamenti passivi, ma è lo spazio da riempire con scelte personali e responsabili. Abbiamo la possibilità di utilizzare il tempo esercitando la nostra libertà, indirizzando i nostri comportamenti, operando per modificare il corso degli eventi in modo che anche attraverso di noi si compia quel disegno come l’ha pensato e come lo sta costruendo Dio stesso. Un modo di agire da cristiani nel tempo che ci è dato da vivere è quello che ci è indicato da papa Francesco nel suo messaggio per la giornata dei poveri. Commentando il versetto del salmo «Questo povero grida e il Signore lo ascolta», propone tre azioni. • In una Giornata come questa, siamo chiamati a un serio esame di coscienza per capire se siamo davvero capaci di “ascoltare” i poveri. • Un secondo verbo è “rispondere”. Il Signore, dice il Salmista, non solo ascolta il grido del povero, ma risponde. La sua risposta, come viene attestato in tutta la storia della salvezza, è una partecipazione piena d’amore alla condizione del povero. • Un terzo verbo è “liberare”. Il Signore, dice il Salmista, non solo ascolta il grido del povero, ma risponde. La sua risposta, come viene attestato in tutta la storia della salvezza, è una partecipazione piena d’amore alla condizione del povero. il Parroco |