Tu lo dici: io sono re   Gv 18, 33-37

Siamo giunti all'ultima domenica del nostro percorso annuale, la chiesa ci suggerisce di raccogliere in un’unica immagine quei significati che abbiamo riscoperto domenica dopo domenica, guidati dalla parola di Dio, soprattutto dal Vangelo; quest'anno abbiamo letto particolarmente il vangelo di Marco. L'immagine che può riassumere il percorso di fede che abbiamo vissuto è quella che dà il titolo a questa festa e consiste nel proclamare Gesù re dell'universo. Il titolo di re attribuito a Gesù è un avvenimento relativamente recente: questa festa è stata istituita nel 1800, quando in Europa si affermavano le potenze nazionali, la chiesa ha voluto invitare i potenti del mondo a riconoscere che c’era un altro Re sopra di loro. Probabilmente se dovessimo dare oggi un titolo a Gesù non useremmo più il titolo di re. Dicendo che Gesù è re, vogliamo dire che Lui è al centro della vita.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». ».

A volte abbiamo l'idea del Cristianesimo come di un sistema di pensiero, oppure come di una elaborazione di valori etici, in realtà il cristianesimo è il percorso che assume come luce per la propria vita la relazione con la persona di Gesù. Se il titolo di re vuole esprimere la centralità della persona di Gesù, subito dobbiamo poi affermare che l'influsso che Gesù ha sulla nostra vita è assolutamente diverso dal potere esercitato dai re di questo mondo. Questo è reso evidente dal Vangelo che abbiamo ascoltato, nel quale Gesù accoglie il titolo di re nel momento in cui è totalmente inerme perché in balìa del potente del mondo che è Ponzio Pilato, rappresentante del potere di Roma. Questa diversità della regalità di Gesù rispetto ai re di questo mondo è anche esplicitata dall'affermazione di Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo”. Vogliamo perciò approfondire quale può essere il senso con cui diamo a Gesù il titolo di re. Entrando nel dettaglio del dialogo tra Gesù e Pilato ci accorgiamo che chi si trova in difficoltà tra i due non è Gesù che pure è legato, sottomesso dalla volontà di Pilato, ma il debole è Pilato stesso, che di fronte a Gesù non ha il coraggio di ascoltare la voce della propria coscienza, di essere coerente col proprio pensiero interiore. Gesù mette in luce come Pilato non sia portatore di una riflessione autonoma, ma si lasci guidare dalla volontà di altri. Gesù mette in evidenza la meschinità di Pilato che non vive secondo la voce della coscienza che gli imporrebbe di lasciarlo libero, la sua decisione sarà dettata da altre logiche, quella cioè dell'opportunismo politico che lo porterà ad assecondare la volontà dei sacerdoti. Anche i sacerdoti a loro volta si oppongono a Gesù perché vedono in lui un ostacolo a conservare il loro posto di potere. Nel dialogo appare invece la diversa statura di Gesù, che emerge come un uomo totalmente libero, non intimorito dal potere di Pilato, non piegato alle pretese dei sacerdoti, ma totalmente fedele a se stesso, alla sua voce interiore.

Si rovesciano le posizioni:

Chi dovrebbe essere l'uomo forte in realtà è debole perché si sottomette alla volontà di altri e ne asseconda le brame, Gesù che apparentemente è debole, perché sottomesso al potere di altri, in realtà è forte perché guidato da una luce interiore che lo sostiene.

La luce interiore che sostiene Gesù è la sua relazione con Dio, che egli riconosce come il padre dal cui amore fa dipendere tutta la sua vita. Gesù è re perché realizza l'umanità nella sua espressione più alta: Gesù è l’uomo vero perché è l’uomo libero. Accettando la sua signoria che si esprime nell’amore, noi siamo resi partecipi della sua libertà, perché con Gesù ci appoggeremo sul nostro essere interiore e non su influssi esteriori. Gesù libero è anche liberante. Gesù dice: “Se il figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”.

il Parroco