Beati voi, poveri Lc 6, 17.20-26 Nel racconto dell’inizio della missione di Gesù come profeta e testimone del Regno di Dio, l’evangelista Luca narra il momento in cui il Maestro, attorniato dai discepoli e da una folla numerosa espone la sua proposta di vita con una specie di manifesto programmatico. Per noi che conosciamo anche gli altri Vangeli, capiamo che questo discorso corrisponde a quello riportato nel vangelo di Matteo, che inizia allo stesso modo con un elenco di pronunciamenti espressi nella forma letteraria delle beatitudini. È questa una formula con cui si enunciavano i comportamenti morali ideali, formula già presente nell’Antico Testamento, particolarmente nei libri sapienziali e nei salmi, (un esempio lo abbiamo nella prima lettura e nel salmo).
« In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Se confrontiamo questo testo con quello di Matteo balzano agli occhi delle grandi differenze: nel riportare a memoria le parole di Gesù, i discepoli ne hanno ricordate alcune e dimenticate altre, così che dall’insieme dei vangeli abbiamo la testimonianza completa su Gesù come una sinfonia a più voci. Inoltre, mentre annunciano la parola di Gesù gli evangelisti si rivolgono ad una precisa comunità che desiderano formare alla fede, ora sappiamo che la comunità a cui parla Luca è diversa da quella di Matteo, questo giustifica anche le differenze per l’adattamento dell’insegnamento alla situazione di vita dei destinatari. Esaminiamo ora le differenze più evidenti nell’elenco delle Beatitudini come sono riportate dai due vangeli. La prima differenza che subito colpisce è l’annotazione geografica: Matteo dice che Gesù salì sul monte e là si mise a sedere e incominciò a insegnare, Luca invece presenta il maestro che scende in un luogo pianeggiante e attorniato dalla folla incomincia a parlare. Non ci meraviglia questa differenza, sappiamo che Matteo parla di monte perché vuole paragonare l’insegnamento di Gesù al decalogo ricevuto da Mosè sul monte Sinai. L’altra differenza che emerge ai nostri occhi è che mentre Matteo riporta un elenco di sole Beatitudini (sono nove), Luca invece alterna quattro beatitudini a quattro invettive, introdotte dalla parola “guai”. La differenza più importante sta però nel fatto che in Matteo l’insegnamento ha l’aspetto di un messaggio generale rivolto a tutti e propone atteggiamenti da vivere nell’animo. I poveri nello spirito non necessariamente sono poveri economici, possono essere anche dei ricchi che spiritualmente vivono un distacco dalla ricchezza. « Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.» ... di queste parole, per dirla con Dante: « il senso lor m'è duro ... » Luca riporta le parole di Gesù come rivolte a destinatari ben precisi: il “voi” utilizzato dal maestro indirizza il messaggio ai presenti, quella folla concreta accorsa numerosa da vari territori e che lo sta attorniando. La povertà cui Gesù si riferisce è una povertà reale, si tratta di persone che non hanno risorse economiche, che vivono di un lavoro precario e mal pagato, che hanno difficoltà a mangiare a mezzogiorno e sera, che difficilmente hanno risorse per affrontare le spese fino alla fine del mese. Si manifesta qui una delle caratteristiche del vangelo di Luca che lo differenziano dagli altri vangeli, caratteristica che è stata messa bene in luce quando all’inizio dell’anno abbiamo avuto occasione di ascoltare l’introduzione al vangelo di Luca fatta da diversi studiosi. Questo tema ritornerà altre volte nel corso dell’anno; proseguendo nella lettura di questo vangelo, lo troveremo espresso con parabole dall’esito drammatico. Gesù è sulla terra il testimone di Dio, egli lo presenta nel suo essere un padre che ama di amore infinito e l’amore è per tutti, ma nella visione presentata da Luca, l’amore di Dio ha una urgenza di manifestarsi per coloro che dall’esperienza hanno meno motivi di gioire della vita. I poveri sono dunque i privilegiati da Dio, che ha per loro un amore preferenziale e Gesù condividerà la vita dei poveri e si circonderà di loro. Del resto nel pensiero di Gesù, anche se la ricchezza non è considerata in se stessa un male, tuttavia contiene un fascino che può catturare il cuore dell’uomo fino a farlo pensare che essa risolva la ricerca della felicità. Di fronte alla ricchezza l’uomo corre il rischio di sostituirla a Dio. Gesù proporrà una via di riscatto dal rischio di rimanere imprigionati dalla brama del possedere: usare la ricchezza per farsi amici i poveri, saranno loro il lasciapassare dei ricchi per accedere al Regno di Dio. il Parroco |