Se tu sei Figlio di Dio   Lc 4, 1-13

Il libro del Deuteronomio dal quale è tratta la prima lettura, contiene tre discorsi attribuiti a Mosè, nei quali si ripercorre l’esperienza fatta dal popolo nel cammino dall’Egitto verso la terra promessa e si propongono nuovamente le leggi date da Dio al suo popolo. Deuteronomio significa “seconda legge”, perché in esso è ridetto il decalogo, già contenuto nel libro dell’Esodo. Secondo gli studiosi il libro del Deuteronomio è una composizione fatta nel sesto secolo avanti Cristo da un gruppo di sacerdoti, forse è quel libro trovato nel tempio durante il regno di Giosìa che suscita una grande commozione e promuove il rinnovamento spirituale dell’esperienza di fede del popolo di Israele. Attraverso questo libro si vuole formare la coscienza che il percorso dell’esodo dall’Egitto è l’esperienza fondativa dell’identità di Israele.


+ Dal Vangelo secondo Luca

« In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo"».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano"; e anche: "Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"». Gesù gli rispose: «È stato detto: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. »

Gli ebrei vissero per quarant’anni nel deserto, facendo un cammino che li ha portati dall’Egitto, terra dove vivevano schiavi, alla terra promessa, dove avrebbero potuto vivere come popolo libero. Pur considerando che il cammino si doveva fare a piedi, che nel popolo c’erano vecchi e bambini, e che dovevano percorrere strade poco battute per non incorrere in pericoli, non sarebbe stato necessario tutto quel tempo per attraversare la penisola del Sinai. La sacra scrittura giustifica il grande tempo utilizzato spiegando che Dio ha trattenuto il popolo nel deserto per educarlo a vivere nella fede in Lui. Seguendo il racconto biblico, scopriamo che in quel cammino ritornava sempre il dubbio: “ Dio ci ha forse condotti nel deserto per farci morire? ”. Torniamo in Egitto, dove almeno le pentole erano piene di cipolle. La tentazione è ricomparsa quando mancava il cibo, poi quando mancava l’acqua, poi di fronte alla manna perché cibo troppo leggero, poi, prossimi alla terra promessa, perché essa era “abitata da giganti”. Tutto il senso del cammino dell’esodo si può condensare nelle parole attribuite a Mosè nel libro del Deuteronomio: “ Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza ”.

« Dio ci ha forse condotti nel deserto per farci morire? » ... bisogna attraversare questa angoscia senza soccombere
   nella sfiducia verso tutto e tutti, per accedere a una vita piena

Quando nella storia successiva il popolo smarrisce la fede, Dio chiede a qualcuno di rifare questa esperienza per trovare l’originaria relazione con Lui. Questo accade ad esempio al tempo di Elia che è chiamato a camminare per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. Anche al tempo del profeta Osea, che è un tempo di crisi, Dio invita a rivivere quell’esperienza rivolgendosi al popolo come alla propria sposa: “ Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.

L’Esodo rappresenta il cammino della vita che tutti devono vivere; in questo cammino ogni persona è chiamata a scegliere e, attraverso le piccole scelte quotidiane, ad esprimere la grande scelta fondamentale, quella scelta che potremmo formulare così: “A chi o a che cosa attribuisco la capacità di rendere felice la mia vita?”. Il racconto delle tentazioni che ascoltiamo in questa prima domenica di quaresima, ci presenta Gesù che vive il suo esodo: Gesù che ha ascoltato la voce di Dio che lo chiamava “figlio amato”, deve verificare questa identità con le situazioni della vita, quando emerge l’attrazione dell’avere, del potere, dell’apparire. Secondo il racconto di Luca, Gesù non ha fatto la sua scelta una volta soltanto, ma ogni volta che si è proposta nelle varie circostanze della vita. Questa scelta si è offerta a Gesù in modo drammatico di fronte al percorso della sua passione, quando ancora dentro il suo cuore si è posta la domanda: “Com’è vero che sono figlio amato se muoio così?”. E mentre ogni altro uomo avrebbe risposto: “non c’è nessun Dio che mi possa salvare se non mi salvo da solo” Gesù invece è rimasto fedele alla coscienza di essere figlio continuando a far dipendere dalla fiducia nell’amore del Padre la sua vita. La risurrezione della Pasqua ci fa dire che ha avuto ragione, che ha fatto la scelta giusta, che ha trovato davvero la vita che si realizza come gioia.

il Parroco