Oggi stesso sarai con me in paradiso   Lc 23,1-49

La festa di oggi anticipa la Pasqua e ne manifesta già il significato per la vita; questo significato scaturisce dal contrasto dei due racconti: quello entusiasmante dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e quello drammatico della sua condanna ed esecuzione della sentenza di morte. Come comporre in un disegno armonico questi due avvenimenti?

Per tutti la vita arriva all’appuntamento cruciale quando si è chiamati a fare la verifica più difficile: verificare se le ragioni su cui si è appoggiata la ricerca della gioia reggono di fronte al collaudo dell’esperienza. Ciò che più mette alla prova le ragioni della gioia è l’esperienza della sofferenza e della morte. Di fronte alla sofferenza e alla morte si pone la domanda: com’è vero che la vita è bella se sono nella sofferenza? Com’è vero che la vita è bella se muoio?


+ Dal Vangelo secondo Luca

« - Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna
In quel tempo, tutta l'assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l'autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.

- Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell'accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

- Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest'uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest'uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

- Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato". Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!". Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

- Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

- Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

- Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

- Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest'uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. »

Anche Gesù sapeva che il suo percorso di vita andava verso un momento cruciale. A quel momento non è giunto impreparato, ne aveva preso coscienza perché progressivamente aveva visto alcuni discepoli che lo abbandonavano, ancor più perché si era reso conto che cresceva l’ostilità dei farisei e dei sacerdoti contro di lui, ma per uno che come lui cercava di leggere la volontà di Dio guidato dalla Sacra Scrittura, non poteva non essere illuminante la vicenda di Geremia e degli altri profeti perseguitati. Quante volte Gesù avrà meditato le pagine dove il profeta Isaia tratteggia la figura del servo sofferente che prende su di sé il peccato di molti, avrà immaginato che quelle pagine descrivessero il suo futuro, e avrà pensato a quando lui si sarebbe trovato di fronte al suo percorso di dolore. Poi un giorno la sofferenza arriva ed è una sofferenza grandissima. Da come Gesù ha vissuto il suo appuntamento con la sofferenza e con la morte, deriva anche a noi la luce che dà la possibilità di vivere il nostro appuntamento. Tutti i vangeli hanno al centro il racconto di come Gesù vive il suo incontro con il dolore e la morte e ogni vangelo lo presenta con proprie sfumature. Il racconto di Luca, che leggiamo quest’anno, mette in particolare evidenza gli atteggiamenti di Gesù di fronte alla morte, atteggiamenti che rendono il suo percorso luminoso per tutti gli uomini.

Il significato che guida Gesù si rivela particolarmente nelle ultime parole, proprio quelle dette pochi istanti prima di morire. Con esse Gesù riconosce, anche di fronte alla morte, che Dio è Padre, e alle sue braccia si abbandona con totale fiducia. Nel momento della morte, Gesù porta a pienezza l’atteggiamento figliale con cui ha vissuto tutta la vita, e nel momento in cui chiunque avrebbe smesso di credere, egli continua a proclamare che Dio è un Padre che ama. Dalla fiducia nell’amore di Dio, Gesù continua a far derivare il suo amore per tutti: verso i suoi uccisori invoca “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno”, poi accoglie le parole di solidarietà del malfattore che gli sta accanto per dirgli che anche lui è amato da Dio e “oggi stesso sarai con me in paradiso”. Gesù ha mostrato che esistere come figli è ciò che dà la possibilità di continuare a ringraziare e gioire della vita, è ciò che fa vivere nella piena libertà, non condizionati nemmeno dalla paura della morte, è ciò che permette di continuare a desiderare che la vita sia felice per tutti.

Gesù risponde agli scribi e ai farisei mettendosi a scrivere con il dito per terra, questo gesto ha suscitato le più svariate interpretazioni. C’è chi lo interpreta come un richiamo alla creazione dell’uomo suggerito dalla polvere della terra. Per altri, Gesù scriverebbe nella polvere i peccati della donna, che al primo soffio di vento sarebbero scomparsi e non ne sarebbe rimasta memoria. Tutte le interpretazioni sono molto suggestive, ma non riusciamo ad individuarne una attendibile poiché il messaggio si fa chiaro soltanto alla luce delle successive parole. Prima di tutto Gesù fa riflettere su come l’accanimento contro il male degli altri serva a nascondere il male che è dentro ciascuno. Solo uno sguardo sincero sulla propria coscienza riesce a guardare con verità nella coscienza degli altri. Il richiamo fatto da Gesù coglie nel segno e quegli uomini se ne vanno ad uno ad uno, consapevoli che se Dio fosse uno che tira pietre sui peccatori nessuno scamperebbe.

Proclamando la risurrezione di Gesù, la fede cristiana afferma che l’amore del Padre, quell’amore creduto fino a quella misura, esiste veramente ed è amore che ama per sempre. Quel modo di morire di Gesù, cioè morire consegnati all’amore è in realtà “risorgere e vivere pienamente”.

Guardando a Gesù, anche noi possiamo rispondere alla domanda dell’inizio: come la mia vita può realizzarsi come gioia? Come potrò anche di fronte alla morte ringraziare della vita? La vita sarà via di risurrezione se sapremo vedere nella fede le braccia di un Padre che ci avvolgono di tenerezza e se da quella tenerezza ci lasceremo avvolgere in tutte le circostanze della vita. La vita si compirà nella gioia se assumeremo gli atteggiamenti del morire di Gesù come atteggiamenti con cui vivere.

il Parroco