Come io ho amato voi, così amatevi Gv 13, 31-33. 34-35 Già nell’Antico Testamento la legge di Dio conteneva il comandamento dell’amore sia al prossimo vicino (i figli dovevano onorare i genitori), sia ai poveri, per i quali si dovevano lasciare i racimoli rimasti indietro nella mietitura; Dio chiede di amare anche gli stranieri perché gli ebrei stessi erano stati stranieri.
« Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Nell’insegnamento di Gesù l’amore acquista un valore particolarmente importante, tanto da costituire il valore fondamentale da vivere, quasi il criterio che conferisce l’identità al discepolo del Vangelo. Gesù lo mette al centro della sua proposta etica e gli attribuisce un valore indispensabile. Faremmo un elenco lunghissimo, se dovessimo citare tutte le volte in cui Gesù propone l’amore come il modo di vivere necessario per essere suoi discepoli e per attuare la volontà del Padre misericordioso. Anche il modo con cui Gesù propone di amare è diverso da come lo insegnavano i maestri precedenti, e da come di solito s’intende. Per questi motivi Gesù può affermare con verità che il suo è un comandamento nuovo quando chiede ai suoi discepoli di amarsi gli uni gli altri. Nell’insegnamento dato da Gesù c’è una parola particolarmente importante, alla quale dobbiamo dare una speciale attenzione: è la parola tradotta nel testo italiano con “come”. Nella lingua greca, essa può anche avere un significato di causa ed equivalere all’italiano “perché”, perciò si può tradurre il testo anche così: “perché io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri”. Interpretando in questo modo la parola di Gesù, si potrebbe dire che l’amore non è una nostra iniziativa, non nasce da una nostra decisione, non è soltanto frutto del nostro sforzo. Ciò che sta al primo posto è l’amore che Gesù vive verso i suoi discepoli, ed è perché fanno esperienza di essere amati da Gesù che loro devono amarsi gli uni gli altri. Si dovrebbe dire che per l’amore ricevuto da Gesù, proprio in forza dell’amore che essi sperimentano, devono darsi amore scambievolmente. Da questo si deve dedurre che prima di tutto si deve accogliere l’amore di Gesù per noi, e soltanto chi riceve l’amore di Gesù potrà essere in grado di amare. L’evangelista Giovanni ha scritto anche una lettera che contiene un inno all’amore, (pari in bellezza a quello di Paolo nella lettera ai corinzi) nel quale esplicita meglio questo pensiero dicendo: “è lui che ci ha amato per primo”. Se non facciamo esperienza di essere amati, se non impariamo a riconoscere nei fatti della vita l’amore sovrabbondante e gratuito di Gesù, noi non abbiamo le motivazioni e la forza per amare. Solo chi è amato sa amare. Se l’amore ricevuto è la causa che motiva il nostro amore, questo amore non è lasciato alla nostra disponibilità, cioè non dipende dall’averne voglia o dal sentirsi, ma è un compito necessario perché sia vero l’amore ricevuto. È certamente corretto anche il testo che traduce con “come”, nel significato di modo: “Al modo del mio amore per voi, così voi amatevi gli uni gli altri”. Con la parola “amore” si intendono molti comportamenti, a volte anche molto diversi tra loro. Noi abbiamo però un criterio per capire il significato di questa parola ed è quello di guardare a Gesù, a come lui ha amato. • L’amore di Gesù è un movimento che parte dal soggetto e va verso un’altra persona nella ricerca del suo bene. È l’atteggiamento rappresentato dal dono. • L’amore di Gesù non trae forza dal vedere nella persona amata delle qualità che attirano l’amore, sa dare amore anche al malvagio, anche a chi non lo merita. • L’amore di Gesù non è dato in vista di un vantaggio o per avere il contraccambio, l’amore di Gesù è gratuito. Il comandamento dell’amore reciproco, consegnato come testamento da Gesù, costituisce perciò la carta di identità che fa riconoscere i cristiani come suoi veri discepoli. il Parroco
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