Egli prese i pani … li spezzò e li dava ai discepoli Lc 9, 11-17 Il gesto di Gesù che spezza il pane e lo consegna per essere distribuito alla gente ha evidentemente impressionato i discepoli, tanto che tutti i vangeli lo ricordano e ben due di questi, raccontano che il maestro ha compiuto quel gesto in due diverse circostanze. Possiamo anche immaginare che ugualmente quel gesto sia stato ripetuto tantissime altre volte nei pasti quotidiani, essendo necessario che il pane confezionato in grandi focacce fosse spezzato per essere condiviso da tutti. Ci capita a volte di vedere una persona amica compiere ripetutamente un certo gesto, tanto che nella nostra mente quel comportamento può diventare caratteristico del suo modo di fare. Succede poi che quando la persona non è più accanto a noi, se pensiamo a quella persona, più di tante descrizioni ci torni in mente proprio quel gesto. E quando ci soffermiamo a ricordare quel gesto, a come lui o lei lo compiva, o quando casualmente rivediamo il gesto fatto da un altro, ci sembra che la persona si materializzi davanti a noi e nuovamente sia presente e la possiamo vedere.
« In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. |
Gesù ha come voluto lasciarci la fotografia di lui che spezza il pane e lo dona perché lo rappresentasse e lo rendesse presente, ed è proprio quel gesto fatto nella distribuzione dei pani per quella moltitudine, che nell’ultima cena ha consegnato come riassuntivo di tutta la sua vita. “Con questo gesto mi ricorderete e mi renderete presente, io sono questo pane che spezzo e che dono per nutrirvi e per unirvi insieme in comunione fraterna.” Certo il gesto di Gesù ha ben altra forza rispetto ai gesti che facciamo noi: quando io ricordo un gesto tipico di mio papà, lui è presente nei miei ricordi, ma la sua presenza non è più reale. Il gesto di Gesù invece lo rende realmente presente, perché Gesù è risorto e perciò è vivo della stessa vita di Dio; pertanto, quando riviviamo il suo gesto Egli davvero è lì, e in quel gesto si rende riconoscibile. Parlo del gesto, perché per me il pronome relativo “questo” non si riferisce soltanto al sostantivo pane come se dicesse: “questo pane è il mio corpo”; ma che si riferisca al gesto dello spezzare il pane: “questo pane in quanto è spezzato è la mia persona”; è questo il modo con cui Gesù continua ad essere presente. Per questo vorrei che anche nella celebrazione liturgica il gesto dello spezzare il pane fosse compiuto al momento in cui si pronunciano le parole di Gesù nell’ultima cena. |
« Segno... » - per Sant'Agostino = “ qualcosa che sta per qualcos’altro ” « Simbolo... » - per Jung = “ mettere assieme ”, esso evoca l’esistenza di una realtà altra che va ricomposta Nei riti la dialettica tra simboli verbali e non verbali non è in termini di contraddizione, non si escludono a vicenda. Un simbolo mette in relazione due realtà: quella terrena e quella divina. Il loro uso, non avendo un codice univoco di lettura, lascia aperte infinite possibilità interpretative, per cui si può dire : " Ecclesia semper reformanda " - uno slogan protestante; " Ecclesia purificanda " - Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 8). Faccio questa precisazione sottolineando il gesto dello spezzare il pane, perché il gesto è “mezzo di relazione” e penso che nell’Eucarestia Gesù sia presente non come una cosa sacra, ma come una “relazione sacra”. Una cosa, pur importantissima e preziosissima, la possiamo mostrare in una teca a prova di proiettile, la possiamo illuminare in modo che risalti in tutta la sua bellezza, ma questa cosa rimane esterna a noi e la nostra vita non viene cambiata dallo starvi a contatto. Una relazione invece mi costringe a reagire di fronte ad essa, a dire sì o no. Una relazione, attraverso il gesto mi comunica i pensieri, i sentimenti che abitano nell’altra persona e quei sentimenti che entrano in me, possono suscitare un rifiuto, ma anche un’empatia, una condivisione di quei sentimenti, fino ad aderirvi e farli diventare miei. Molto spesso tra amici si colma il solco delle diversità e a poco a poco impariamo ad apprezzare e ad appropriarci dei gusti, degli interessi e dei valori che l’altro ha nel cuore. L’amore è capace di attenuare le differenze e di farci diventare simili a chi ci ama. |
il Parroco |