Disse: “Zacchèo”    Lc 18, 1-10

Un aspetto che caratterizza l’azione di Gesù è il suo andare verso le persone per vivere un incontro.

Natanaele,  la Samaritana,  Simone,  Andrea; potremmo fare un elenco lunghissimo di uomini e donne che lo hanno incontrato, tanto che il vangelo può essere definito il racconto degli incontri di Gesù. Quello raccontato nel vangelo di oggi è l’incontro più famoso, quello esemplare, il prototipo del modo di incontrare da parte del maestro.


+ Dal Vangelo secondo Luca

« In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». »

Gerico è una cittadina posta in basso nella valle del Giordano, costituisce un importante crocevia. A Gerico si incontrano due strade importanti, quella che collega la Galilea e la Giudea seguendo il percorso del fiume; la strada prosegue poi oltre il Mar Morto fino all’Egitto. Un’altra strada scende da Gerusalemme e va oltre il Giordano fino alla Mesopotamia. È naturale che a Gerico ci sia una stazione per controllare e far pagare alle carovane che trasportano le loro mercanzie lungo quei percorsi, i dazi dovuti.

Zaccheo è il capo dei pubblicani, coloro che per conto dei Romani riscuotono le imposte. La sua professione, il contatto frequente con i pagani, la bramosia del denaro, lo rendono persona invisa a tutti, per cui è ormai da tutti identificato come “il peccatore”.

L’iniziativa è di Gesù,  non c’è qualcuno che sollecita l’attenzione del maestro verso l’albero dove tra i rami è nascosto Zaccheo, non è il pubblicano che attira la sua attenzione, è Gesù che per sua iniziativa, in forza di un’azione interiore di amore, alza gli occhi e per primo rivolge a quell’uomo la parola.

Gesù si rivolge a quell’uomo arrampicato sull’albero  chiamandolo per nome: “Zaccheo”.  Possiamo immaginare quale tuffo al cuore abbia provato al sentirsi chiamare per nome, possiamo pensare che nessuno usasse quel nome per rivolgersi a lui, ma piuttosto, fossero altri gli epiteti con cui era identificato. Il nome è attributo a una persona: chiamando Zaccheo per nome,  Gesù gli riconosce la dignità di persona  e benché segnato da una vita sbagliata, non vede in lui solo i suoi errori, non lo inchioda ai suoi peccati. Chiamandolo per nome Gesù riconosce che permane in lui quella scintilla creata da Dio, che può far rinascere a un nuovo percorso di vita. Il nome personale è usato in relazioni nelle quali ci si scambia l’amore, come le relazioni familiari o quelle di amicizia. Chiamandolo per nome, Gesù dimostra di conoscere Zaccheo, di sapere chi è e quale sia la sua vita. Gesù conosce Zaccheo, e pur conoscendolo, lo cerca e lo vuole incontrare.

Gesù si offre come ospite,  chiede di andare a casa sua, desidera essere suo commensale. Entrare in casa, condividere il pasto, esprime il desiderio di un’amicizia, di una comunione di vita.

C’è in questo episodio una sintesi di tutto il vangelo: nell’amore di Gesù per Zaccheo si manifesta e si dona l’amore di Dio per l’uomo, quella compassione materna che Gesù sa di dover annunziare e far sperimentare con le sue parole e con la sua vita. Il vangelo di Gesù annuncia la misericordia di Dio, una misericordia che scandalizzava gli uomini religiosi del suo tempo, una misericordia per la quale Gesù morirà sulla croce.

Nell’incontro con Zaccheo possiamo anche vedere la missione che noi cristiani abbiamo ancora da svolgere nel mondo. Di fronte ai cambiamenti che stanno avvenendo nella società attuale e vedendo la marginalizzazione della presenza cristiana, ci chiediamo se ci sia un futuro per il cristianesimo. Molti di quei bisogni per cui un tempo gli uomini si rivolgevano a Dio, oggi li sanno risolvere con la conoscenza scientifica e la sua applicazione tecnica, sembrerebbe dunque che si può fare a meno di Dio.

Dobbiamo però riconoscere che l’uomo diventato “signore” si è rinchiuso nel proprio individualismo, non sapendo più riconoscere nell’altro uomo una persona pari a lui in dignità. Di questo oggi c’è bisogno, di uomini e donne che in nome del Dio di Gesù diano un nome ai tanti anonimi delle nostre città.

il Parroco