Venite a me.   Mt 11, 25-30


+ Dal Vangelo secondo Matteo

« In quel tempo, Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". »

Gli studiosi che analizzano i reperti lasciati dagli uomini preistorici, riconoscono fra le tracce della loro vita, i segni di alcune pratiche religiose. Fin dai tempi più antichi gli uomini hanno pensato che per giustificare l’esistenza del mondo e per comporre tutti gli avvenimenti in un disegno sensato, occorreva riconoscere l’esistenza di un principio trascendente. All’inizio hanno pensato a spiriti che presiedevano e si manifestavano nelle forze della natura, nel cammino successivo hanno elaborato un’immagine più complessa della divinità. Nella nostra lingua chiamiamo “Dio” questo principio trascendente. Dal riconoscere una forza trascendente che governa le manifestazioni della natura è nata di conseguenza l’esigenza di entrare in relazione con questa presenza.

Sottomettersi al giogo ”, era l’immagine con la quale si esprimeva, ai tempi di Gesù, la scelta di una guida spirituale: seguendo il suo insegnamento e adempiendo le sue prescrizioni, si pensava di avvicinarsi alla presenza divina. L’immagine del giogo richiama immediatamente una strada di limitazione della propria libertà e l’adempimento di pratiche onerose. La via del cammino religioso che parte dalla percezione naturale dell’uomo, mira spesso a piegare la benevolenza divina a proprio favore, attraverso il sacrificio a Dio delle primizie e dei prodotti migliori. Dobbiamo riconoscere che questo è spesso anche il nostro modo di pensare la relazione con Dio, perché è uno schema facile, perché corrisponde al modo con cui viviamo le relazioni tra noi. Si dice: “Nessuno fa niente per niente”, perciò neanche Dio fa niente per niente.

Gesù è portatore di una diversa immagine di Dio. Egli ha coscienza di essere investito di una missione divina, di essere quella finestra aperta che permette agli uomini di gettare lo sguardo su Dio e di dover offrire una strada differente per l’incontro con Lui.

Gesù parte dalla coscienza che lui stesso ha e che fonda e nutre la sua vita. Gesù vive alla luce di una relazione filiale in cui riconosce Dio come il Padre dal quale tutto ha ricevuto. Egli non attribuisce a se stesso, alle sue capacità o alle sue iniziative la ragione del suo valore, ma vive consapevole di accogliere tutto quanto dall’amore del Padre. Vive un’assoluta fiducia nel Padre dal cui amore egli fa dipendere tutta la sua vita. Da quello che lui stesso vive, formula una via religiosa alternativa.

A differenza della via naturale, che propone lo sforzo dell’uomo per avvicinarsi alla presenza di Dio, nella via testimoniata da Gesù è Dio che percorre la strada in senso inverso, Lui viene incontro all’uomo e offre gratuitamente il Suo amore e il Suo perdono. Attraverso Gesù, la relazione col Padre si offre a tutti gli uomini. Anche lui ha un giogo da offrire, ma a differenza della via proposta dagli altri maestri spirituali, il suo giogo è dolce, il suo carico leggero.

Gesù dice queste parole proprio mentre si accorge che sta crescendo la sfiducia e l’ostilità delle persone che facevano parte dell’organizzazione religiosa, e vede crescere attorno a sé la presenza dei piccoli e dei poveri, che dalle sue parole rinascono e si fortificano nella speranza. Gesù sa che c’è una condizione previa per accogliere l’assoluta novità del suo vangelo, ed è quella di essere dei piccoli. Con il termine “ piccolo ” Gesù non intende riferirsi alla condizione di chi rinuncia a pensare o a interrogarsi, a far uso dell’intelligenza, piccolo è piuttosto chi non ha la pretesa di guadagnarsi la benevolenza di Dio, chi confida di poter essere amato gratuitamente, che sa ancora stupirsi di ricevere un amore che non merita.

Attraverso Gesù, Dio si è rivelato nel suo essere Amore; non dobbiamo meritare di essere amati, perché l’amore è gratuito, dobbiamo solo aprirci all’amore. Da Dio deriva il riconoscimento del valore di ogni persona, da Dio deriva la possibilità di costruire una società di fratelli.

il Parroco