Vegliate! Mc 13, 33-37
« In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: C’è oggi un cambiamento nella Liturgia: tanti segni lo manifestano, a partire quest’anno dall’introduzione di una nuova edizione del messale contenente alcune correzioni. Il cambiamento più importante rimane però quello dell’inizio di un nuovo anno con il tempo di avvento e di conseguenza l’apertura del Vangelo di Marco, dopo che per un anno abbiamo letto quello di Matteo. La Chiesa, con l’organizzazione dei testi liturgici ha scelto di aprire il vangelo di Marco non dall’inizio, cosa che faremo domenica prossima, ma piuttosto dalla fine. Anche questo vangelo riporta l’insegnamento di Gesù sul senso del tempo e riporta una parabola il cui messaggio è molto simile a quello di Matteo, di due domeniche orsono. Il padrone facoltoso, dovendo allontanarsi da casa per un lungo periodo, affida ai suoi servi un incarico: nella parabola di Matteo chiedeva di amministrare il suo capitale, in questa parabola di Marco chiede di custodire la casa e di governare la servitù. La vicenda delle due parabole è imperniata su un tempo di assenza del padrone, che i servi devono vivere con responsabilità per adempiere il compito fissato ed essere pronti per il suo ritorno. In questo modo la vita di ogni persona è rappresentata come un movimento che ha una finalità, come un percorso che punta verso un traguardo. Vi propongo prima di tutto di correggere una convinzione diffusa che definisce l’Avvento come il tempo che deve servire a preparare la festa della nascita di Gesù: certamente del cammino dell’avvento fa parte anche la preparazione e la celebrazione del Natale, ma lo scopo primo di questo tempo è quello di farci vivere la vita come attesa di qualcosa o di qualcuno. Negli anni scorsi quando ci ponevamo la domanda: “Che cosa mi aspetto dalla vita?”, avevamo più difficoltà a rispondere perché le prospettive potevano essere molteplici e perché dall’essere avanti negli anni e dall’aver vissuto molte attese andate deluse la virtù della speranza si era un poco spenta. Quest’anno è più semplice, perché penso che siamo accomunati da una viva attesa che la comunità scientifica trovi presto una cura adeguata e un vaccino efficace, capaci di vincere la diffusione del contagio dal Covid 19. Consideriamo però un errore pensare alla diffusione della pandemia come a una parentesi che speriamo presto di chiudere per tornare semplicemente a riprendere la vita come era prima che apparisse il letale virus. Una prospettiva più saggia sarebbe invece quella di chi prova a fare una riflessione su quale insegnamento l’umanità può trarre da questa esperienza e quali cambiamenti possano derivare. Anche nel campo ecclesiale ci chiediamo come tener conto della esperienza del contagio per riformulare una visione dell’uomo e del mondo e per riprogettare la testimonianza della comunità cristiana. Quest’anno dunque il tempo di Avvento acquista un nuovo e importante valore, può essere l’occasione per provare a svolgere una riflessione individuale e comunitaria su quale insegnamento trarre da ciò che sta accadendo nel mondo e quali scelte possiamo fare anche nella nostra piccola realtà. • Aprendo al trascendente, riconciliarsi con la propria creaturalità e finitezza Un primo messaggio a mio avviso è la fine dell’illusione che sembrava dominante nella cultura occidentale, cioè che l’uomo con le risorse della scienza e della tecnica possa da solo garantire la realizzazione di un mondo felice basato sul benessere economico. Rispondere alla fine di questa illusione chiede una ripresa di quella ricerca spirituale che ha costituito l’ispirazione dello sviluppo della società occidentale. Una visione spirituale che, aprendo alla dimensione trascendente, riconcili la persona con la sua creaturalità e finitezza. Vivere in questa luce questo tempo vuol dire dare tempo alla preghiera, al silenzio, all’ascolto della parola. Un secondo messaggio ci richiama a un rapporto di rispetto nei confronti dell’ambiente e della natura, che vorrebbe dire per noi un impegno ad evitare lo spreco e cercare di vivere un atteggiamento di maggiore sobrietà. Un terzo messaggio richiama all’esigenza di mettere al centro la persona rispetto a qualunque altro interesse e in particolare al primato della dimensione umana ed esistenziale, che vuol dire la persona singola, quella che incontri vicino a te, con una attenzione ai suoi bisogni concreti. In riferimento all’Avvento, vuol dire sostenere quelle iniziative che nella nostra città distribuiscono alimenti alle persone che sono in difficoltà. |
il Parroco |