Tu sei il Figlio mio, l’amato.   Mc 1, 7-11


+ Dal Vangelo secondo Marco

« In quel tempo, Giovanni proclamava: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo".
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento". »

Viviamo oggi una domenica anomala: essa infatti fa parte del tempo di Natale, anche se la liturgia in questo modo, fa in pochi giorni un salto di trent’anni; abbiamo appena lasciato Gesù bambino adorato dai Magi e lo troviamo adulto al Giordano da Giovanni Battista. C’è però una ragione che collega questa domenica alla festa dell’Epifania ed è che si tratta di un episodio che ha la caratteristica della “rivelazione”, poiché mostra l’identità messianica e divina di Gesù. Questa domenica è anche la prima del tempo ordinario e l’episodio che ascoltiamo narrato nel vangelo costituisce l’inizio della vita missionaria e profetica di Gesù, come ricorda san Pietro al momento della scelta del sostituto di Giuda, uno che sia stato con noi dal battesimo al Giordano fino alla resurrezione.

Nel seme che piantiamo, sono contenuti tutti i codici genetici che determineranno quale pianta si svilupperà da quel seme. In ciò che avviene nel battesimo di Gesù al Giordano, c’è il seme che contiene già tutto il significato che Egli vivrà e il valore salvifico che la sua vita avrà per tutti gli uomini. Quali sono gli elementi dell’avvenimento descritto, che costituiscono la rivelazione dell’identità di Gesù e che già prefigurano la missione che realizzerà nella sua vita?

•    Due sono gli aspetti rilevanti:

il primo è la manifestazione con cui Gesù è riconosciuto partecipe di una relazione filiale con Dio,

il secondo è la prossimità di Gesù a tutti gli uomini, soprattutto a quelli che erano ritenuti più lontani da Dio, in quanto peccatori.

•    Il primo aspetto è espresso da tre segni:

Il cielo si apre sopra Gesù: il cielo rappresenta la presenza di Dio che l’uomo sente lontana e inaccessibile; dire che “si apre” significa che Dio è vicino e incontrabile.

Lo Spirito Santo è poi la presenza di Dio e della Sua forza creatrice: scendendo su Gesù, costituisce la sua persona come “la dimora nella quale Dio abita”.

La voce del cielo chiama Gesù “il Figlio, l’amato”. Da questi segni si svela l’identità di Gesù, egli sa di essere Figlio di Dio. La parola che viene dal cielo è rivolta a Gesù e costituisce la rivelazione che illuminerà tutta la sua vita; in forza di questa proclamazione, Gesù farà dipendere la sua vita dalla relazione con Dio Padre, traendone la sua libertà, i criteri delle sue scelte, la forza con cui affrontare la sofferenza, la sua disponibilità ad amare.

•    Ci sono poi un altri aspetti di questa rivelazione.

Quella parola arriva a Gesù mentre si identifica con tanti altri uomini che erano andati a ricevere il battesimo, perché sentivano il peso del loro peccato e speravano nella possibilità di un nuovo cammino. Questa prossimità di Gesù a tutti gli uomini peccatori, fa sì che ciò che ascolta non sia vero solo per lui, ma attraverso di lui sia vero per tutti. Gesù, che vive nella coscienza di essere un figlio amato di fronte a Dio, si pone in vicinanza a tutti gli uomini perché attraverso di Lui tutti possano vivere con la stessa coscienza di essere a loro volta figli di Dio.

Scrive un pensatore del nostro tempo: “Io alla mia età, ancora mi chiedo a cosa affidarmi per trovare direzione e sostegno, perché di un sostegno ho bisogno, questo è sicuro, questo lo sento, a volte con dolore sottile e penetrante che mi pervade tutto il corpo, specialmente la sera.”

Anche io sono dalla parte di questo pensatore e sento importanti queste domande: “Siamo semplicemente il nostro corpo, un insieme di organi che funzionano, come la fisiologia umana sa spiegare, o siamo qualcosa di più del nostro corpo? Come possiamo vivere pensando di essere solo un agglomerato di materia messo insieme dal caso? Cosa ci dà consapevolezza di essere un “io unico e originale”, non destinato a finire nel nulla?”

Accogliendo la vicinanza di Gesù, accettando di identificarci con Lui tramite la fede, lasciando che lo Spirito ci avvolga, anche noi possiamo sentire che la parola detta a Gesù è detta anche a noi: “Tu sei mio figlio” . Certo, a noi è detta in modo diverso rispetto a Gesù, poiché a Lui è detta per diritto, a noi per adozione. Ecco ciò che è accaduto a ciascuno di noi ricevendo il battesimo: siamo diventati figli nel Figlio”.

il Parroco