Tutti furono colmati di Spirito Santo.   At 2, 1-11   Gv 15, 26-27; 16, 12-15   Pentecoste


+ Dagli Atti degli Apostoli

« Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». »


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». »

Pentecoste è una parola che viene dalla lingua greca e significa cinquantesimo giorno, si designa così la distanza di tempo da quando abbiamo celebrato la Pasqua. Già gli Ebrei celebravano in questo giorno una festività chiamata anche festa delle settimane, perché la legge, contenuta nel libro del Levitico, prescriveva di contare dalla Pasqua sette settimane e celebrare in quel giorno un rito solenne. Come capita per le feste Ebraiche più antiche esse rivelano la sovrapposizione di diversi significati: quello primitivo è legato alla vita agricola ed era la festa per il raccolto delle primizie cui si era unita in seguito la celebrazione del dono della Torah, quando Dio ha consegnato a Mosè le tavole della legge. Per noi cristiani questo giorno ha preso un altro significato esso è celebrazione del dono dello Spirito Santo, un fatto avvenuto proprio in quella festa, come racconta il libro Atti degli apostoli.

Quando Dio si è rivelato a Mosè, il monte era avvolto da bagliori e sembrava che si fosse scatenata una tempesta da incutere paura al popolo che guardava da lontano. Se consideriamo il significato e la somiglianza di questi segni, comprendiamo che l’avvenimento della Pentecoste è una manifestazione della presenza di Dio, è il dono nuovo della legge, non più scritta su delle tavole ma, attraverso lo Spirito, scritta nei cuori.

Quale relazione unisce la celebrazione che abbiamo fatto a Pasqua della Resurrezione di Gesù e l’avvenimento della discesa dello Spirito Santo che celebriamo oggi?

La resurrezione è il sigillo che il Padre Dio mette sulla vita di Gesù, con il quale riconosce che la sua vita, giunta al massimo dell’amore, è pienamente corrispondente alla volontà di Dio, è una vita umana realizzata pienamente, è vita degna di essere eterna.

•    La buona novella è per tutti: le molte parabole del Vangelo ce lo attestano

Chiaramente ci interesserebbe poco affermare tutto questo se fosse solo Gesù a essere giunto a quel vertice, ecco perciò il significato che rende importante la festa di oggi, quella vita, che Gesù ha realizzato, attraverso lo Spirito è partecipata ai discepoli che credono, perché anche essi possano vivere la vita di Gesù.

Nel testo originale greco la parola Spirito si dice: “Pneuma”, che ha il significato sia di “vento” sia di “respiro”. La parola “respiro” ci aiuta a comprendere l’opera dello Spirito Santo. Attraverso il respiro avviene che l’ossigeno, di cui speriamo sia ricca l’aria che è fuori di noi, entra in noi, e unendosi al sangue diventa l’energia che permette alle cellule di vivere.

Lo Spirito ha la qualità del respiro, penetra nell’anima umana e crea in essa l’immagine di Dio, facendo in modo che Dio non sia più una presenza esterna all’uomo, ma diventi una presenza interiore. Lo Spirito può entrare in noi e diventare una luce e una forza interiore perché c’è già in noi una capacità di accogliere Dio, una sorta di connaturalità con Lui: è ciò che il racconto della creazione afferma quando dice che l’uomo è fatto a immagine di Dio.

•    Uno sguardo nuovo, inaudito: questo uno dei doni

Proprio lo Spirito può aiutarci a dare significato e a vivere la circostanza di questo tempo. La preoccupazione della malattia, le difficoltà economiche possono spingerci a vivere una chiusura: ( ho paura del contatto con gli altri e perciò sto più da solo nella sicurezza del mio appartamento; ho timore per le conseguenze economiche e perciò mi preoccupo di me e del mio futuro, accumulando risorse per me ). Per lo Spirito possiamo invece pensare: alla sofferenza di chi è stato ricoverato nella terapia intensiva legato alla macchina per incamerare un briciolo di ossigeno; al dolore di chi ha vissuto la morte del padre al quale non si ha potuto dare l’ultima carezza; di chi l’ha accompagnato a una sepoltura affrettata con una scarna preghiera e senza il conforto degli amici. Per lo Spirito possiamo accorgerci di chi, messo in cassa integrazione, ancora aspetta di ricevere il sussidio, non in grado di soddisfare al pagamento delle bollette e dell’affitto; possiamo immaginarci il disagio di chi sempre ha saputo far fronte e ora è costretto a chiedere aiuto. Lo Spirito può farci nuovamente sentire la compassione per il dolore dell’altro e provare a far nostro quel dolore. Ci eravamo abituati ad andare troppo di corsa, occupati nei nostri affari, siamo stati costretti a rallentare: c’è dunque un’opportunità data da questo tempo prima di ritornare indaffarati come prima, quella di guardarci attorno e accorgerci degli altri.

il Parroco