Nel Deserto.
Lc 3, 1-6 Avvento II - Ciclo C
« Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Oggi, facendo un balzo all’indietro, leggiamo non proprio l’inizio del vangelo, ma il momento in cui Gesù dà avvio alla sua missione pubblica. Nel commento a questa lettura ci può guidare la domanda: “Quali sono i segni nei quali posso vedere già presente l’azione di Dio?” Il racconto dell’evangelista presenta prima, come un grande affresco, lo scenario storico e politico di quel tempo. Luca fa l’elenco degli uomini più potenti del momento: a Roma domina l'imperatore, suoi emissari sono i vari governatori tra i quali Ponzio Pilato; in altri territori ci sono tetrarchi che governano sotto la tutela dei romani; un potere è anche quello dei sommi sacerdoti, che governano il tempio. Se immaginiamo un telegiornale di quei tempi, questi personaggi sarebbero stati certamente nominati. Presentando una panoramica sui potenti del mondo, il vangelo ci vuol dire che gli avvenimenti che si appresta a narrare sono avvenimenti storici realmente accaduti in quel preciso momento della storia. Collocando la vita di Gesù tra i grandi personaggi vuol dire che se anche la storia non si è accorta di Lui, (ci si renderà conto di Gesù soltanto quando i cristiani diventeranno così numerosi da essere un problema per l’impero) la sua vicenda ha una portata storica fondamentale, decisiva per il senso e il destino del mondo. Nella lettura del vangelo, colpisce che dopo aver elencato i vari personaggi all’apice del potere in quel momento, non si menzioni nessuno di loro come protagonista, ma si sposti immediatamente l’attenzione per fissarla nel deserto di Giuda su un uomo: Giovanni Battista, con il quale tutto ha inizio. Si palesa l’intenzione di dire che l’azione di Dio non si manifesta in chi è al vertice del potere, non passa dai palazzi dei grandi della terra, l’azione di Dio passa dal deserto, e da un uomo che nel deserto si è messo in ascolto di Dio. Questo sembra rivelare un metodo: Dio agisce scegliendo sempre vie diverse rispetto a quelle che sceglierebbero gli uomini; anche nel mondo di oggi l’azione di Dio non passa dai palazzi, dove abitano i potenti continuamente nominati nei nostri telegiornali. Leggo da un articolo che parla dei viaggi nel deserto: “le condizioni di grande solitudine sono viste infatti come elementi fondamentali per compiere un viaggio alla riscoperta di se stessi e ritrovare l'armonia con il mondo che ci circonda”. * il deserto è il luogo dove si può ascoltare la voce del cuore. Il tema del deserto è uno dei temi importanti della liturgia di questa domenica. Il deserto è nella storia della Sacra Scrittura il luogo proprio dell’incontro con Dio. Il deserto è lo spazio della solitudine e del silenzio, il deserto è il luogo dove non contano le apparenze, il deserto è il luogo della spogliazione di sé per trattenere solo ciò che è essenziale, il deserto è il luogo dove si può ascoltare la voce del cuore, dove si può stare a contatto con la propria interiorità. Il deserto è il luogo dell’incontro con Dio. . Per essere costruttori della storia di Dio occorre sottrarsi ai condizionamenti di una società nella quale, per essere all’altezza si deve corrispondere a determinati canoni. Solo chi è capace di stare nel deserto può vedere e generare un cambiamento nel mondo, perché sa portare un punto di vista alternativo, il punto di vista di Dio. È la misteriosa e mai revocata scelta di Dio: fare storia con chi non ha storia, scegliere la via della periferia, entrare nel mondo dal punto più basso, là dove l'uomo soffre. Facendo queste scelte, ciascuno di noi può diventare voce di una Parola, di una sillaba di Dio. |
il Parroco |