Maestro, è bello per noi essere qui.


 Lc 9, 28-36   Tempo di Quaresima II - Ciclo C

+ Dal Vangelo secondo Luca

« In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto »

* Paragone con l'oggi

C’è un contrasto stridente tra ciò che è descritto nel vangelo ascoltato e la situazione che stiamo vivendo in questo particolare momento storico. Possiamo ben rappresentare il nostro tempo con l’assenza della luce. Già la diffusione del virus con tutti i problemi connessi: la morte di persone care, l’esperienza della malattia che in alcuni ha lasciato segni che continuano nel tempo, la crisi economica che ha impoverito molte famiglie, ha dato la sensazione di smarrimento come quando si cammina di notte e non si riesce a vedere la strada.

La sensazione di buio ha riguardato anche l’esperienza della comunità cristiana; anche se è stato breve il tempo in cui non abbiamo potuto partecipare alla celebrazione dell’Eucarestia, le precauzioni prese hanno impedito il nostro stare insieme, creando distanze tra le persone, ma soprattutto sono stati penalizzati tutti i percorsi formativi con cui viviamo il compito di trasmettere la fede.

A tutto questo si è aggiunta, in questi giorni, l’insensata aggressione all’Ucraina che ha fatto tornare attuali i momenti bui del passato che pensavamo non potessero tornare.

Buio sono la distruzione delle città, case, scuole, ospedali; buio è la morte di tanti civili compresi i bambini, buio sono i soldati morti da una parte e dall’altra.

* La Parola di oggi

In contrasto con tutto questo la liturgia di oggi ci invita a riconoscere che rimane vera, anche oggi, la presenza della luce.

L’avvenimento della Trasfigurazione di Gesù è comprensibile se paragonato all’esperienza del popolo Ebraico, ci ricorda il Sinai, sul quale Mosè era salito per stare alla presenza di Dio e ricevere le tavole della legge. Come sul monte Sinai Dio si era manifestato nella luce, cosi anche nel vangelo è narrata una “teofania”, cioè di una manifestazione attraverso segni, della presenza di Dio, confermata anche dalla luce e dal candore abbagliante delle vesti di Gesù. Anche la presenza di Mosè ed Elia, profeti dei quali si dice che sono stati alla presenza di Dio, sta a indicare la consapevolezza di fede che si forma nel cuore degli apostoli: nella persona di Gesù abita la presenza di Dio.

Di fronte ad un’esperienza così, tutti avremmo detto: “Fermiamoci qui e facciamo in modo di poter prolungare all’infinito la sensazione di benessere che ci invade”.

* È proprio a questo punto che accade un fatto importante: la visione finisce e tutto ritorna come prima, Gesù invita a scendere dal monte e a riprendere il cammino.

Se facciamo caso ai momenti che hanno preceduto la trasfigurazione, riconosciamo il legame tra la trasfigurazione e la Pasqua di Gesù. Prima di salire sul monte, Egli per ben tre volte aveva annunciato agli apostoli increduli che avrebbe dovuto soffrire molto e risorgere il terzo giorno. La luce della trasfigurazione è quindi anticipo e rinvio alla luce Pasquale. La vera luce si manifesterà nella persona di Gesù solo in seguito al percorso nel quale egli dovrà affrontare la sofferenza della croce.

È come se Gesù dicesse: la luce che vedete adesso è provvisoria, la vera luce la raggiungerò attraverso il percorso della sofferenza e della morte sulla croce.

In che modo possiamo comprendere che la “via crucis” è “via lucis”? La Croce è luce perché Gesù, attraverso la croce, vive fino in fondo la relazione filiale col Padre, raggiungendo la piena libertà. La croce è luce perché Gesù, dalla fede che ha nel Padre, trova forza per amare persino i suoi nemici, coloro che gli danno la morte.

Anche noi abbiamo bisogno di incontrare volti luminosi, volti che ci aiutino a vedere la presenza di Dio. Dove possiamo trovare oggi volti trasfigurati, volti che sono abitati da Dio? Penso che Dio abiti nel cuore di quegli uomini e quelle donne che rivivono la pasqua di Gesù. Penso a chi vive l’esperienza della sofferenza e riesce a conservare il sorriso. Penso a chi sa essere libero e rimane fedele alla voce della propria coscienza. Penso a chi lotta per la legalità, e per questo è pronto a pagare di persona. Anche noi in questi giorni bui possiamo essere luce con gesti di solidarietà e di amore.

il Parroco