Prenderemo dimora presso di lui.


 Gv 14, 15-16.23-26   Pentecoste - Ciclo C

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». »

I 50 giorni nella storia di Israele

Pentecoste è un nome che deriva dal greco e significa “cinquantesimo giorno”; questa festa si chiama così perché coincide con il cinquantesimo giorno successivo alla pasqua. Era già una festa ebraica, detta anche la festa delle settimane perché si diceva nel libro della legge: “Dalla pasqua conterai sette settimane e poi sarà giorno di festa in onore del Signore”. Inizialmente era una festa legata alla coltivazione dei campi e prescriveva l’offerta delle primizie del raccolto del grano e di altri cereali, successivamente aveva acquistato un significato più spirituale e ricordava il dono della legge sul monte Sinai.

Quando Dio si è rivelato a Mosè, il monte era avvolto da bagliori e sembrava che si fosse scatenata una tempesta da incutere paura al popolo che guardava da lontano. Se consideriamo il significato e la somiglianza di questi segni, comprendiamo che l’avvenimento della Pentecoste è una manifestazione della presenza di Dio, è il dono nuovo della legge, non più scritta su delle tavole ma, attraverso lo Spirito, scritta nei cuori.

I 50 giorni per noi oggi

Cosa aggiunge la manifestazione che avviene in occasione della festa di Pentecoste sui discepoli di Gesù radunati insieme con Maria nel cenacolo? Non è già tutto svelato nel percorso di vita di Gesù e soprattutto nel passaggio pasquale attraverso la morte sulla croce fino alla Risurrezione?

Già ci siamo chiesti nelle domeniche passate in che modo il percorso di Gesù, che attraverso la croce è arrivato alla resurrezione e a vivere con Dio in cielo, potesse riguardare anche noi.

Spirito = " Pneuma, respiro "

Nel testo originale, la parola che traduciamo Spirito è “Pneuma”, che ha il significato sia di “vento” sia di “respiro”; da questo nome deriva anche il termine “pneumatico”, perché le ruote dell’automobile sono gonfie di aria. Proprio dal significato della parola “Pneuma” possiamo comprendere l’azione dello Spirito Santo. Il vento ha una forza straordinaria, sembra essere incontenibile, esso s’insinua e penetra anche nelle fessure più sottili. Gesù stesso parlando a Nicodemo9 ha proprio paragonato lo Spirito al vento dicendo: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito.” Anche la parola “respiro” ci aiuta a comprendere l’opera dello Spirito Santo. Attraverso il respiro avviene che l’ossigeno, di cui speriamo sia ricca l’aria che è fuori di noi, entra in noi, e unendosi al sangue diventa l’energia che permette alle cellule di vivere.

Lo Spirito ha la qualità del respiro, penetra nell’anima umana e crea in essa l’immagine di Dio, facendo in modo che Dio non sia più una presenza esterna all’uomo, ma diventi una presenza interiore. Lo Spirito può entrare in noi e diventare una luce e una forza interiore perché c’è già in noi una capacità di accogliere Dio, una sorta di connaturalità con Lui: è ciò che il racconto della creazione afferma quando dice che l’uomo è fatto a immagine di Dio.

Sento che questo pensiero può essere difficile, ma lo ritengo molto importante, decisivo per comprendere veramente la vita cristiana. È grazie alla presenza e all’azione dello Spirito che noi possiamo comprendere come la vita che ha realizzato Gesù può diventare nostra, infatti è lo Spirito che agisce interiormente rendendoci somiglianti a Lui.

Dal considerare l’opera dello Spirito Santo scaturisce la consapevolezza che al primo posto dell’azione cristiana sta la “vita spirituale”, cioè l’entrare in noi stessi e, scendendo nel profondo della nostra coscienza, stare in ascolto dello Spirito, che in noi fa sentire la sua voce. La vita della nostra società, proiettandoci sempre fuori di noi nel rumore esteriore, non facilita la vita nello Spirito. Per questo occorre educarci al silenzio, per imparare l’ascolto dello Spirito. La vita di “discepoli di Gesù” ci chiede di non mettere al primo posto la nostra iniziativa, ma di lasciare spazio all’azione dello Spirito Santo, che accogliamo quando stiamo in ascolto della Parola di Dio e quando ci apriamo all’efficacia dei Sacramenti.

Il pellegrinaggio più importante è quello interiore, cioè il percorso di cui parla Gesù quando ci invita a entrare in noi stessi e stare nel segreto in ascolto di Dio. Dall’attenzione allo Spirito, si formuleranno in noi quelle consapevolezze che sapranno guidare la nostra vita.

il Parroco