Tutta la verità.


 Gv 14, 15-16.23-26   SS. Trinità - Ciclo C

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». »

È terminato il tempo di Pasqua e prima di riprendere il percorso di quello ordinario, la liturgia invita a vivere una giornata che fa da passaggio tra i due periodi liturgici. In questa domenica siamo invitati a fare una sintesi per raccogliere in un’idea, in un’immagine, ciò che abbiamo conosciuto attraverso l’insegnamento di Gesù, letto e meditato in questo periodo. Con la festa di oggi affermiamo che al centro dell’opera di Gesù, al cuore della sua missione c’è l’offerta di un cammino per scoprire Dio e aprire la strada all’incontro con Lui. Poiché chiamiamo fede l’atto con cui una persona riconosce vera la presenza di Dio, e dalla relazione con Lui fa dipendere la vita, possiamo dire che Gesù ci ha tracciato il cammino della fede.

Ripensando all’affermazione appena fatta, sorgono subito due grandi domande:

Come mai oggi tante persone affrontano la vita senza sentire alcun bisogno di Dio?

Come potremmo parlare di Dio ai colleghi di lavoro, ai nostri vicini di casa o ai nostri ragazzi, che dopo il catechismo non hanno più interesse a partecipare alla vita della parrocchia ?

Dalla fede riceviamo la luce che permette di riconoscere il valore di ogni persona. Tutti chiedono di poter essere riconosciuti nella loro dignità. È difficile affrontare il compito della vita giornaliera pensando di essere soltanto un grumo di materia che, come meteora, è destinata a sparire nel nulla. La fede ci dice che ogni persona è resa partecipe della dignità di figlio di Dio, è dunque una creatura che vale per se stessa, un valore non diminuito da nessuna circostanza esteriore.

Dalla fede nella presenza di Dio nasce quella visione della persona come “essere spirituale”, non riducibile alla sua dimensione materiale e corporea. Chiamato a realizzarsi attraverso l’apertura alla relazione con Dio, l’uomo non esaurisce l’orizzonte della vita con il soddisfacimento dei suoi bisogni materiali. Nella fede si trova la ragione della rappresentazione dell’uomo come un pellegrino sempre alla ricerca di una nuova méta. La ricerca della conoscenza, la capacità di sostare con incanto di fronte alla bellezza, sono esperienze che avvicinano a quella possibilità che solo alcuni raggiungono, di stare cioè nella preghiera, alla presenza di Dio.

Dalla fede nasce la responsabilità di avere un rapporto nuovo con l’ambiente nel quale siamo chiamati a vivere. Noi non siamo padroni delle risorse che ci sono date dalla natura, le abbiamo in consegna per custodirle, facendo in modo che attraverso la loro grandezza splenda la luce del Creatore. Proprio perché sentiamo che l‘aria, il mare, la campagna, le fonti di energia e tanto altro ancora ci sono dati da Dio, sentiamo anche il compito di tutelare e consegnare questi beni perché servano ancora a chi verrà dopo di noi.

Lui = " una natura trinitaria, quindi dinamica "

Dal credere in Dio che come Padre è la sorgente della vita di tutti gli uomini, nasce uno sguardo nuovo su ogni altro uomo o donna che vive nel mondo: poiché generato dal Padre di tutti, ha per noi il nome di fratello. Dalla fede nasce l’esigenza di costruire un progetto di società nel quale il bene cercato per il singolo corrisponda anche al bene di ogni altra persona che ci vive accanto.

Diciamo tutto questo chiamando Dio con il nome di Trinità, infatti affermiamo che Egli è pienezza di amore. Abbiamo conosciuto il Suo amore attraverso il dono che ci ha fatto del suo figlio Gesù.

Dov’è dunque oggi la difficoltà a comunicare la fede? Perché tante persone non sentono il desiderio di cercare la presenza di Dio? Forse perché noi credenti non siamo buoni testimoni di una fede così, di una fede che rende più bella la vita.

il Parroco