Signore, insegnaci a pregare.
+ Dal Vangelo secondo Luca « Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite: » « " Padre, « Poi disse loro: "Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: "Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli"; e se quello dall'interno gli risponde: "Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani", vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. – “ L’atteggiamento di Maria, sorella di Marta, che seduta ai piedi di Gesù era tutta orecchi per non perderne una sola parola, ci ha fatto pensare domenica scorsa alla preghiera. Su questo tema ritorna la liturgia di oggi. – “ Il Vangelo ci dice che Gesù pregava spesso e a lungo, la domanda dei discepoli che chiedono a Gesù: “Insegnaci a pregare”, sorge proprio dal vedere il modo particolare con cui egli pregava. Possiamo pensare che nella risposta Gesù trasmetta la sua esperienza, che la preghiera che insegna sia la sua stessa preghiera. Gesù partecipa ai discepoli la sua vita e desidera che ogni discepolo viva il suo stesso modo di pregare. – “ Sulla preghiera ci sono due equivoci da superare, che possono essere stati indotti dalla nostra educazione, almeno per molti di noi che siamo avanti negli anni. Quando eravamo bambini la mamma ci raccomandava di dire le preghiere prima di addormentarci, anche il confessore ci interrogava con piglio inquisitore: “ hai detto le preghiere?”. Da qui si è formata in noi l’idea che la preghiera fosse un dovere da compiere e consistesse nel ripetere formule che avevamo diligentemente imparato a memoria. – “ * Tutti ci siamo accorti che la preghiera riportata da Luca non è la stessa che preghiamo nella liturgia. I vangeli hanno conservato della preghiera di Gesù due versioni: una di Matteo nel discorso della montagna (quella utilizzata dalla liturgia), l’altra nel vangelo di Luca, cioè quella che leggiamo oggi. – “ * La prima comunità non ha avuto interesse a conservare le parole precise di Gesù, come fossero una formula magica che funziona in quanto ripetuta nella espressione precisa del Maestro, ma si è preoccupata di conservarne il significato, l’atteggiamento interiore sottinteso dalle parole utilizzate. – “ Raccogliamo come messaggio proprio questo insegnamento: pregare non è semplicemente un dovere da adempiere, pregare non è dire preghiere, pregare è: “stare consapevolmente in relazione con Dio, riconosciuto come Padre, sorgente della nostra esistenza”. Possiamo certamente utilizzare preghiere, ma se non scatta la partecipazione dell’anima alla relazione con Dio, non possiamo pensare di aver pregato. – “ Della preghiera insegnata da Gesù, la parola più importante è quella iniziale, con la quale ci si rivolge a Dio chiamandolo Padre, o meglio, dobbiamo pensare che la parola giusta detta da Gesù sia quella espressa dalla parola “aramaica” “ Abbà ”, “ papà ”. Proprio da questa parola capiamo che cosa significa pregare: è vivere nei confronti di Dio una relazione che assomigli a quella di un figlio nei confronti del proprio padre, o, secondo la parabola che sempre oggi ascoltiamo, è “stare in relazione con un amico”. |
il Parroco |