Grida nel deserto.


Mt 3, 1-12   Tempo di Avvento II - Ciclo A

+ Dal Vangelo secondo Matteo

« In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». »

Avere in tasca un telefono cellulare o uno Smartphone che ci permette di essere sempre raggiungibili dagli amici e di ricevere i loro messaggi, ci sembra oggi una cosa normale, tanto da pensare che non potremmo più vivere senza di essi.       Se pensiamo al percorso della nostra vita, da quando noi ragazzi ci si trovava al bar per seguire le partite di calcio o i quiz di Mike Bongiorno perché non avevamo in casa la televisione, fino alla diffusione attuale dei mezzi di comunicazione, siamo presi da meraviglia per il progresso scientifico e tecnologico.

Certamente lo sviluppo degli strumenti di informazione e di comunicazione tra le persone costituisce una grande opportunità, pensiamo anche soltanto a quello che è avvenuto al tempo del confinamento in casa, come abbiamo potuto partecipare alla liturgia e ricevere riflessioni sulla Parola e restare uniti spiritualmente attraverso la televisione e i collegamenti con internet.       Ma percepiamo anche il rischio derivante da tale abbondanza di comunicazione: tra le tante voci non si riesce più a distinguere il vero dal falso e chi è particolarmente abile nella comunicazione può condizionare il modo di pensare e di vivere delle persone.

Anche in Palestina, duemila anni fa si poteva pensare che l’impulso innovativo venisse dalla città di Gerusalemme, sede del potere civile e religioso, ci si poteva aspettare da lì un editto, una nuova corrente di pensiero, una direttiva culturale.       Il Vangelo che la comunità cristiana custodisce, testimonia il nascere di una luce che illumina di senso nuovo la vita e chiama a un cambiamento, non a Gerusalemme dove si aspettava, ma lontano, nel deserto di Giuda verso il fiume Giordano. Nella predicazione di Giovanni Battista si anticipa la testimonianza di Gesù, infatti, uguale è la parola che annunciano: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”.

Ai nostri giorni, dove risuona una parola in grado di offrire luce per tracciare una strada da percorrere, dove ci sono voci che scaldano e fanno ardere il cuore? Chi sono i profeti capaci di discernere orme da seguire nel frastuono assordante della nostra società?       Il vangelo ci offre oggi un invito a sottrarci ai canali ufficiali che vorrebbero uniformarci tutti al pensiero dominante, per cercare altrove voci fuori dal coro, ma autentiche, capaci di farci vedere strade di liberazione. I profeti li dobbiamo cercare non nei centri che sono sotto l’attenzione di tutti, ma nelle periferie, dove nel nascondimento si possono vivere percorsi trasparenti; periferia era il deserto da dove veniva Giovanni, come periferia è Nazareth da cui viene Gesù.       Nella descrizione di Giovanni Battista possiamo vedere quali devono essere i tratti del profeta da cercare, i criteri per identificare il vero maestro.

Giovanni viene dal deserto che è il luogo della solitudine, del grande silenzio, dove si può andare con poche cose essenziali. Il deserto è un luogo arido, poco ospitale, a volte ostile; solo chi ha un animo colmo di ideali lo può abitare.       Nel deserto non ci sono abiti da indossare per essere alla moda, non ci sono slogan da ripetere per conformarsi alla standardizzazione e all’omologazione del pensiero umano. Giovanni Battista sta bene anche con una pelle di cammello per vestito. Il profeta deve saper essere libero, fedele alla voce interiore, deve essere un uomo autentico.

-Essere autentici significa vivere in contatto con la parte più vera di sé. Significa non avere più bisogno di nascondere a sé stessi le proprie parti incompiute e fragili, occultandole dietro una “maschera”.

-Giovanni si nutre di cavallette e miele selvatico, poche cose essenziali, sufficienti per vivere; quale differenza con i condizionamenti dei tanti messaggi che ci inducono a pensare che non possiamo vivere se non siamo circondati da cose, se non abbiamo il più aggiornato elettrodomestico.

-Il nostro maestro deve essere uno visibilmente libero dall’idolatria del possedere. È la misteriosa e mai revocata scelta di Dio: fare storia con chi non ha storia, scegliere la via della periferia, entrare nel mondo dal punto più basso, da dove l'uomo soffre. Facendo queste scelte, ciascuno di noi può diventare voce di una Parola, di una “sillaba di Dio.”

il Parroco