Viene dopo di me.


Gv 1, 6-8. 19-28 -- Tempo di Avvento III - Ciclo B - Colore rosa


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». »

Sulla mia scrivania conservo una riproduzione di una pala d’altare dipinta da Matthias Grünewald, conservata al museo della cittadina di Colmar in Alsazia. Mi è stata donata da don Emilio, che al tempo in cui aveva collaborato con la nostra parrocchia aveva fatto un viaggio per andare a vedere questa opera. Ho associato il vangelo di questa domenica a questo dipinto, anche se può sembrare strano perché il dipinto non rappresenta la natività, ma una crocifissione, eppure in quell’opera è rappresentato San Giovanni Battista con un dito sproporzionato, molto più grande rispetto a come dovrebbe essere secondo le dimensioni del resto del corpo, puntato su Gesù. In quel dipinto, accanto al dito sono riportate le parole che il vangelo attribuisce a Giovanni Battista: “Lui deve crescere e io diminuire”. Il dito di Giovanni può ben rappresentare il senso del Vangelo che abbiamo letto.

La comunità cristiana ha conservato la testimonianza di Giovanni Battista perché aiuta a riconoscere Gesù, quale Messia e inviato di Dio. Proprio il testo di oggi pone l’accento su come la figura del precursore sia funzionale a svelare pienamente Gesù, infatti, abbiamo ascoltato che Giovanni Battista distoglie ogni attenzione da sé per puntare il dito verso Gesù, al quale deve essere rivolta tutta l’attenzione. Giovanni è un faro puntato che serve a indicare che al centro c’è Gesù. Questo messaggio è di particolare attualità, perché anche quest’anno ci accorgiamo dai segni esteriori che adornano le città, dalla pubblicità della televisione, dai giornali, che Natale è festa di tutti e non solo dei cristiani. Ci sono alcune situazioni in cui è proibito dire che Natale è festa della nascita di Gesù, non è più il presepe che esprime il senso del Natale. Se non è la festa di Gesù, per chi si fa festa a Natale?

Cosa si può fare perché la nostra festa di Natale si caratterizzi in senso cristiano? E sia riconoscibile come la festa di Gesù?

Ci soffermeremo a contemplare la nascita di Gesù, che rievocheremo attraverso il presepe, per riconoscere che dal guardare alla sua vita e dall’ascoltare il suo insegnamento, dal credere vero che Dio è quel Padre di cui egli ha parlato, la nostra vita trova la gioia.

Se l’amore che Gesù ha vissuto per tutti, (come ci testimonia il Vangelo e che già intravvediamo nel fatto che nasce bambino inerme e povero) è l’amore stesso di Dio, allora questo amore è per tutti e quindi anche per me; anche io posso pensarmi amato in Gesù.

Se pensiamo che Dio sia nella persona di Gesù, il quale ha vissuto una vita umana reale, simile a quella di tutti, allora dobbiamo dire che tutte le situazioni della vita possono essere vissute nella presenza di Dio. Egli è vicino a noi mentre andiamo a lavorare, mentre andiamo a scuola o viviamo in famiglia, quando giochiamo o trascorriamo il tempo nel riposo, Dio è vicino quando affrontiamo la malattia o attraversiamo una difficoltà. Si può dire che la presenza di Dio ci accompagna in tutte le situazioni della vita.

Poiché Dio si rende presente nella persona di Gesù, riteniamo possibile vivere nei suoi confronti una relazione di amore verso di Lui. Pensiamo a tutte le persone di cui ci parla il vangelo, che hanno avuto la possibilità di amare Gesù e di essere amati da lui. Gesù ha detto agli apostoli: “Vi ho chiamato amici”. Ora questa esperienza, attraverso la fede, è possibile anche per noi; anche a noi è possibile buttare le braccia al collo di Gesù.

il Parroco