Che cosa cercate?
« In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio.
« In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
La parola di Dio di questa domenica ci presenta due esperienze diverse, ma straordinariamente affascinanti, che hanno assunto nei percorsi educativi cristiani, il valore di figure esemplari della vocazione. Ascoltare questi racconti suscita in me una grande emozione, facendomi andare indietro nel tempo a trovare nel cassetto dei ricordi il periodo della mia formazione in seminario, quando il padre spirituale e i predicatori dei ritiri hanno letto e commentato questi testi. In quel tempo, tutti noi partecipavamo di una visione della vita proiettata in avanti verso un futuro che appariva denso di promesse, e alla luce di quelle meditazioni ci immedesimavamo nei protagonisti, mettendo noi stessi al posto di Samuele o dei discepoli, chiamati con il nostro nome ad accogliere la relazione con Dio e a esserne testimoni. Per i ragazzi di oggi è più difficile, la società complessa e competitiva nella quale viviamo offre loro poche opportunità e molto presto si rendono conto che difficilmente potranno realizzare un lavoro corrispondente ai loro desideri. C’è però una domanda che rimane importante anche per i ragazzi di oggi e che impegna gli educatori e gli animatori dei percorsi educativi: “Che uomo o che donna voglio diventare?” Se è importante saper dire che cosa desidero fare, ancor più importante è saper dire chi voglio essere. Possiamo dire che questa è la domenica della chiamata. Il tema della chiamata non riguarda soltanto i sacerdoti e i religiosi, è invece un’esperienza che riguarda tutti; non interessa solo i ragazzi e i giovani, ma anche gli adulti. Anche noi adulti, se possiamo dire che ormai abbiamo risposto alla domanda che cosa fare da grandi, non abbiamo finito di chiederci “chi voglio essere”. Ci soffermeremo a contemplare la nascita di Gesù, che rievocheremo attraverso il presepe, per riconoscere che dal guardare alla sua vita e dall’ascoltare il suo insegnamento, dal credere vero che Dio è quel Padre di cui egli ha parlato, la nostra vita trova la gioia. Nelle letture possiamo mostrare i passaggi di un percorso di ricerca della propria vocazione. Al primo posto mettiamo l’incontro con un testimone: per i giovani del vangelo è Giovanni Battista, che distoglie ogni attenzione da sé e indica Gesù come il vero maestro da seguire; per Samuele è l’anziano sacerdote Eli, che guida il ragazzo a discernere i segni della voce di Dio. Ci si mette in cammino di fronte a un testimone, una persona che per il suo modo di vivere ci fa vedere la possibilità di dare alla vita un diverso significato. Penso che tutti noi possiamo ricordare le persone che sono state delle luci nel nostro cammino di fede. Gesù si accorge che quei giovani lo seguono e voltandosi, pone loro la domanda: “Che cosa cercate?” La parola “cercare” ritorna molte volte nel vangelo, ed indica un atteggiamento fondamentale che permette di aprirsi all’incontro con Dio. Se fossimo già pienamente appagati dall’esperienza che facciamo, non ci metteremmo in cammino per cercare altre cose o persone con cui sperimentare che la vita raggiunge la gioia. La domanda dei giovani che interrogano Gesù sulla sua dimora, fa pensare ad una ricerca che non resti un fatto episodico, ma che abbia la possibilità di rinnovarsi ancora altre volte per diventare profonda e duratura nel tempo. È Gesù che si volta e prende la parola, sono loro che cercano Gesù, ma anche Gesù li sta cercando. Anche il nostro seguire Gesù non è frutto soltanto del nostro sforzo e della nostra decisione, ma è l’accadere di una grazia, per cui riconosciamo che se lo abbiamo accolto nel cuore non è nostro il merito, ma è Lui che ci ha conquistato. Gesù risponde alla domanda dei discepoli con l’invito ad andare con Lui e fare esperienza. Gesù non spiega il suo pensiero, non espone la sua visione del mondo, ma invita a condividere la sua vita. Ciò che risponde alla nostra ricerca non è mai soltanto una proposta teorica o l’esposizione di una dottrina, ma è l’esperienza di una vita che fa provare la gioia. Il cammino dei due giovani si conclude con la decisione di rimanere con Gesù quel giorno; sappiamo che in realtà rimasero con Lui ben oltre quel giorno, cioè per tutta la vita. Mi chiedo se oggi possiamo dire a qualcuno: “Vieni e vedi, fai esperienza anche tu della nostra vita”. Offrire esperienze di vita secondo il vangelo è il compito di una comunità che vuole essere testimone di Gesù. |
il Parroco |